Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/232

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ccxx Prefazione

     Ei scrive lettere,
Détta messaggi;
Ma ci si nettano
Ministri e paggi;
     Vorrebbe l'aquila
Di quel divino...!

Ma un teschio d'asino
Gli sta vicino.
     Cerca la celebre
Spada fatale,
Ma stringe il manico
Dell'orinale!

Va’ dunque, mio pappagallo; che là, tra tante bestie, farai fortuna tu pure:

     Vanne, e salutami
La grande armata,
Che già s'esercita
Alla parata.
     Saluta i poveri
Nostri emigrati,
E i democratici
Perseguitati;
     E, se d'Italia
Parlar ti lice,
Narra lo strazio
Dell'infelice!
     Narra l'infamia
Di Rostolano,1
Che a feccia d'uomini
Diede la mano;

     E de' suoi militi
Narra lo scempio,
Ridotti ad essere
Sgherri del tempio.
     Di' ch'essi baciano
I delatori,
E il pan dividono
Coi monsignori;
     Di'... ma deh! lascia,
Per carità!
Neppur un'anima
T'ascolterà.
     Là v'è politica
Senza ragione,
E babilonica
Confusïone.

H P eretti fu, per decreto del Triumvirato Cardinalizio, destituito dalla cattedra di farmacia pratica che occupava nell’Università, e con lui fu destituito il

  1. II generale Rostolan, che nell’agosto del 1849 succedette all’Audinot nel comando delle truppe francesi in Roma, e fu, "più dello stesso Audinot, morbido alle voglie dei chierici.„ (Farini, Op. cit., voi. IV, pag. 265.) Richiamato in Francia nel novembre, prese il suo posto il Baraguay d’Hilliers, a cui Pasquino rivolse subito questa domanda (Roncalli, Op. cit., vol. II, par. I, pag. 207):

    Chi dice che li guai son terminati,
    dice che li guai son cominciati.
    Dites dons, sor Para-guai, che qui venite,
    I guai li cominciate o li finite?