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30 Sonetti del 1830

scarpe; campane, orecchie; cerchio, anello; fóngo, cappello; morto, furto, roba rubata; occhi di civetta, scudi; spago, (non spigo, come, per errore io credo, è nel Biondelli), paura; sbianchire, scoprire; zaffi, birri. C’è inoltre piva, ragazza; pivastro e pivello, putto; e pivetta, innamorata, che hanno di certo strettissima parentela col romanesco pivetto.]


ER PIJJAMENTO D’ARGÈRI.1

     Quante sfrisièlle a ttajjo2 e scappellotti!
Quante chicchere a coppia e sventoloni!2
Quant’acciacco de chiappe e de c......!
Quant’infirze de schiaffi e de cazzotti!

     Poveri Turchi, come so’ aridotti
Co’ cquell’arifilate de gropponi!3
Beato chi ppò avé ttra li carzoni
Un fiasco d’ojjo4 e un bon caval che ttrotti!

     Nun c’è da dì, ppe’ ssant’Antonio abbate:
Li Francesi so’ ggente che, mmadonna!,
So’ bboni pe’ l’inverno e ppe’ l’istate.

     E mmo mmétteno in cima a ’na colonna5
Er Deo6 d’Argèri, che vva a ffasse7 frate,
O vviè a vvenne le pizze8 a la Ritonna9.

20 luglio 1830.

  1. La presa d’Algeri. — “La Reggenza barbaresca d’Algeri era da molto tempo in conflitto colla Francia. Questa si era indecorosamente obbligata a dare al Dey un presente annuale, prima di cento, poi di duecentomila franchi, presente che si poteva meglio chiamar tributo; onde l’insolenza del barbaro era cresciuta. Costui pretendeva che gli fossero consegnate le somme destinate dal governo francese al paga-mento di un antico credito di un suddito algerino verso la Francia, e sul quale i tribunali non avevano ancora pronunziato una sentenza definitiva. Bisticciatosi a questo proposito col console francese di Algeri, il Dey lo aveva villanamente percosso, e quindi ridotto in ischiavitù i Francesi che si trovavano nella Reggenza (giugno 1829). La Francia, per punirlo, non aveva fatto altro che bloccare i porti dell’Algeria, provvedimento insufficiente. Alla fine Polignac decise di trar vendetta di quell’offesa; furono allestiti un’armata di 127 legni da guerra e 500 da carico, e un esercito di 40,000 uomini.... Fu fatto credere all’Inghilterra che si trattava solamente di dare una lezione al barbaro e di disfar quel nido di pirati, non di occupare stabilmente il paese. I Francesi sbarcati il 14 giugno 1830 a Sidi-Ferruch, a cinque leghe da Algeri, sbaragliati 40,000 Arabi in massima parte cavalleria, respinsero poscia gli attacchi fatti dal nemico ai loro avamposti, però sofferendo perdite considerevoli, massime a cagione del ritardo della cavalleria e dell’artiglieria grossa, che non erano ancora arrivate. Alla fine del mese fu aperta la trincera contro i forti che coprivano Algeri, e in pochi giorni distrutte le torri e le casematte. Il Dey si arrese, a condizione di poter ritirarsi coi suoi tesori ove meglio gli piacesse, e se ne andò a Napoli. L’esercito francese fece la sua entrata in Algeri il 5 luglio 1830.„ Weber, Storia Contemporanea; Milano, 1878; pag. 64.]
  2. 2,0 2,1 Colpi, busse, etc.
  3. [Bada, ché t’arifìlo er groppone! si dice comunemente per “Bada, chè ti bastono!„]
  4. [Cioè: “tant’olio, quanto ne contiene un fiasco; onde, così unto, poter resistere a una lunga corsa.„ Ma perchè questo pensiero non paia stiracchiato, bisogna rammentare uno scherzo volgare, comune tra i Romaneschi. Due vanno insieme, e incontrando una cosa bella, per esempio, una bella carrozza, uno dice all’altro: Beato mé, si potessi avé sta carrozza e un fiasco d’ojjo! — E perchè l’ojjo? domanda quello. Per untàttece li c.......]
  5. La colonna rostrale decretata a Tolone.
  6. Dey. [S’intende che è uno scherzo. Il decreto dell’erezione del monumento, sottoscritto da Carlo X il 21 luglio a S. Cloud, ordina che la colonna sia “sormontata da un faro,„ ma che gli ornamenti “siano eseguiti col bronzo de’ cannoni presi in Algeri.„]
  7. Farsi.
  8. [O viene a vendere le focacce, le schiacciate.]
  9. [Sulla piazza della Rotonda, del Pantheon.]