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Sonetti del 1830 85

che equivale a nessuno.„ [Ma si veda la nota 4 del sonetto: L’accoppatura, 10 dic. 44.]      14 Stai assegnato. [Contento alla fetta, al fettone di pane che ti tocca in famiglia. Questa mi pare l’origine della frase. Potrebbe però derivare anche dall’uso di certi conventi e di certe famiglie di distribuire, in un determinato giorno della settimana, una fetta di pane a’ poveri. Cfr. vol. VI, pag. 54, nota 5.]      15 Ti corbella.      16 [V. la nota 6 del sonetto: La Ggiustizzia ecc., 7 febb. 32.]      17 [V. vol. VI, pag. 288, nota 1.]      18 Oh togliti sù questa serie di guai.      19 Sputarti.      20 Fegato.


ZI’ CHECCA AR NIPOTE AMMOJJATO

     Dico ’na cosa che nnun è bbuscia...
Tu vvedi che ttu’ fijjo è grann’ e ggrosso,
E nnu’ jje metti ggnisun’ arte addosso?
Ma ssi ttu mmori, che ha da fà? la spia?

     Nun c’è antro che ggioco, arme, ostaria,
Donne, sicario1... e nnun z’abbusca un grosso!2
Ah! un giorno o ll’antro ha da cascà in d’un fosso
Da fatte piaggne; e tte lo disce zia.

     Sempre compaggni! e cche schiume, fratello!3
Puh, llibberàmus domminè!4 Ll’Abbrei
So’ ppiù ccristiani e cciànno ppiù cciarvello.

     Pe’ ’ggni cantone ne tiè5 ccinqu’o ssei:
Vedi che scola! Come disce quello?6
Di’ ccon chi vvai, e tte dirò cchi ssei.7

Terni, 4 ottobre 1830.

  1. Sigaro.
  2. [Moneta da poco più di venticinque centesimi dei nostri.]
  3. [Qui vale: “amico, caro mio, ecc.„]
  4. [Così realmente storpiano ancho nell’Umbria il libera nos Domine.]
  5. [Tiene: ha.]
  6. [Come dice o come diceva quello? Equivale a “come dice il proverbio?„]
  7. [La vera forma, però, del proverbio è questa: Dimme ecc.]