Vai al contenuto

Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/547

Da Wikisource.

Sonetti del 1831 235

LA SPIEGAZZIONE.

     Che rrazza de dimanne1 oggi me fai?!
Cosa vò ddì Cconzurta,2 Datarìa,3
E Bbongoverno,4 e Llemosinerìa!...5
Che tte premeno a tté ttutti sti guai?6

     Bbubbù, bbubbù,7 nnun la finischi mai!
Oggni ggiorno una nova fantasia!
Ha rraggione sta matta de tu’ zia,
Che pe’ cciarvello sciài8 pancotto, sciài.

     Vai stroliganno9 su li fatti antichi!...
Se vede bbe’ cche nun hai da fà un c....,
Fijjolo mio, che Ddio te bbenedichi.

     Dunque, aló,10 ddàmo gusto ar dottorazzo:
A Rroma ste parole che ttu ddichi
Nun zo’ antro11 che nnomi de Palazzo.12

28 novembre 1831.

  1. Dimande.
  2. [Consulta. V. la nota 5 del sonetto: Er zettario ecc., 26 mar. 36.]
  3. [V. il sonetto: Sentite ecc., 6 ag. 43.]
  4. [La Congregazione del Buon Governo era l’autorità tutoria e insieme il tribunale civile e criminale de’ comuni; ma Gregorio XVI, con editto della Segreteria di Stato del 5 luglio 1831, la fece cessare “da qualunque occupazione che non fosse strettamente giudiziaria, subentrando nella cessata giurisdizione i presidi delle provincie, e i consigli provinciali.„ Moroni, Dizion., vol. XVI, 158-161.]
  5. [Limosineria Apostolica.]
  6. Pensieri gravi, intrighi, faccende altrui.
  7. Suoni dinotanti l’insistenza di un parlante.
  8. Ci hai: hai.
  9. Strologando.
  10. [Dal francese allons.]
  11. Non sono altro.
  12. [Di quello del Papa s’intende.]