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Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/132

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122 Sonetti del 1833


UN’ISTORIA VERA.

     Morto Tufò1 d’una stoccata presa
Sur canton de le Stalle de Corzini,2
E Bbasville ar trapasso de l’Impresa,3
D’un tajjo de rasore a li destini;4

     La setta de francesi ggiacubbini,
Pijjànnose5 ste morte pe’ un’offesa,
Spidì a Rroma una truppa d’assassini
A llegà Bbraschi er capo de la Cchiesa.

     Doppo in circ’a ddiescianni, Napujjone
Mannò a ffà la scalata6 a Cchiaramonti,
Perché nnun era un Papa framasone.

     E, ppe’ ffà er terzo, mo li carbonari
Vorebbeno vienìssene7 ónti ónti8
A ppizzicasse9 Papa Cappellari;

Quanti so’10 ccari!15
Nun dubbità pperò cche stanno freschi;
E in Itajja sce so’11 bboni Todeschi.

27 novembre 1833.

  1. [Come se derivasse dal verbo tufà, che significa: “venire a noia, dispiacere.„ E in fatti, il generale Duphot tufò tanto, che lo ammazzarono. Egli era arrivato a Roma nell’estate del 1797 con Giuseppe Bonaparte, ambasciatore della Repubblica Francese presso il Governo Pontificio; e il 28 dicembre dello stesso anno rimase ucciso da un colpo di fucile tiratogli quasi a bruciapelo da un caporale papalino, mentre insieme col Bonaparte s’era interposto per evitare una zuffa tra i soldati del Papa e una mano di giacobini, che volevano proclamar la repubblica. Questo fatto rinfocolò gli sdegni mal sopiti de’ Francesi per l’uccisione del Bassville, seguìta quattro anni innanzi; e quindi, a’ primi di febbraio dei 98, il Berthier con diecimila uomini occupava Roma, e, come dice un contemporaneo, per placare l’ombra del Duphot, svaligiava chiese, conventi e palazzi, proclamando quella grottesca ed effimera repubblica che tutti sanno, e facendo trasportare il Papa a Siena. Il corpo del Duphot ebbe solenni funerali sulla Piazza di San Pietro, e poi fu sepolto in Campidoglio; ma pochi mesi dopo, all’avvicinarsi de’ Napoletani, il popolaccio insorto contro i Francesi, lo disseppellì e lo bruciò.]
  2. Vicolo cieco che si apre alla destra del Palazzo Corsini, già Riario, in Via della Longara, nella regione transtiberina. In questo Palazzo si teneva da Giuseppe Bonaparte il club repubblicano.
  3. La Impresa dei Lotti.
  4. Agl’intestini.
  5. Pigliandosi.
  6. [La scalata data al Quirinale, per impadronirsi di Pio VII (Chiaramonti), la sera del 5 luglio 1809. Cfr. Silvagni, La Corte e la Società Romana ecc., vol. II, cap. XIV, intitolato appunto La Scalata.]
  7. Venirsene.
  8. [Unti unti]: indifferenti indifferenti.
  9. Pizzicarsi: beccarsi.
  10. Quanto sono.
  11. Ci sono.