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Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/158

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148 Sonetti del 1834


LI PERICOLI DER PAPATO.

     Jeri Su’ Santità ccór zu’ bbuffone,1
Ggiucanno2 in ner giardino3 a la pilaccia4
(Vedi er diavolo mo ddove se caccia!),
Te successe sto caso bbuggiarone.

     In ner mentre ggià aveva arte5 le bbraccia
La gattascèca6 pe’ ccalà er bastone,
Er Papa s’inchinò ggiù a ppecorone7
Pe’ llevajje8 la pila de llì in faccia.

     Ghitanino,9 che vvedde10 er zor don Màvero11
In quell’atto, ffu llesto a strillà: “Ffoco,„12
Ma er tortóre13 era ggià ssopr’ar camàvero.14

     Ecco come finischeno ste ruzze:15
Che la ggente in nell’ìmpito16 der gioco,
Tira a le pile e ccojje a le cucuzze.17

15 gennaio 1834.

  1. Monsignor Soglia, grand’Elemosiniere di Corte. [“Dans le jardin, on se livrait à toutes sortes de jeux, et Soglia avait le rôle de bouffon; la femme de Moroni riait de lui, et le Pape riait avec la femme.„ Pianciani, Op. cit., vol. II, pag. 225.]
  2. Giuocando.
  3. Nel giardino domestico del Vaticano.
  4. Il giuoco della gattacieca alla pilaccia [pentolaccia] si fa bendando una persona, la quale deve in quello stato avanzarsi verso il posto dove prima le si era mostrata in terra una pignatta, e, giunta ove la pignatta si trova, percuoter questa con un bastone.
  5. Alte.
  6. La gatta cieca: la persona bendata.
  7. Colle ginocchia e le mani in terra.
  8. Per levargli.
  9. Gaetanino Montani [leggi: Moroni, e vedi la nota 13 del sonetto: La morte ecc., 11 genn. 34], primo cameriere e confidente di S. S. Gregorio XVI.
  10. Vide.
  11. Il signor don Mauro: nome del Papa, prima della sua esaltazione.
  12. Foco: così gridasi alla gatta cieca, quando, smarrita la traccia, va a percuotere in falso od in luogo pericoloso.
  13. Tortóre, con entrambe le o chiuse: rozzo bastone e pesante. [V. la nota 8 del sonetto: Una lingua nova, 2 dic. 32].
  14. Al camauro.
  15. Questi scherzi.
  16. Nell’impeto.
  17. [Tira a le pentole e coglie le zucche.]