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Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/197

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Sonetti del 1834 187


LA SCUPERTA.[1]

     Quant’ècchete[2] a l’uscì,[3] mme fa[4] Nnicola:
“Pèppe (disce), e ttu vviènghi?„ Io j’arisponno:[5]
“No (ddico), nun ce vièngo, perch’ho ssonno.„
E llui: “Oh vvia, pe’ mmezz’oretta sola.„

     Bbasta, accusì da parola in parola
Un po’ uno e un po’ ll’antro m’imbrojjònno.[6]
Entramo er Colonnato,[7] e in fonn’in fonno[8]
Travedemo[9] er Picchietto e Cchicchiggnola.

     Eppoi derèto[10] a llòro a la lontana
Er fratello de lei, che jje se maggna
La mità[11] dder negozzio de p.......

     Come je sém’addosso,[12] lui se svòrtica.[13]
Io allora je faccio:[14] “Eh? cche ccuccagna!
Tanto pela chi ttiè, cquanto chi scortica.„[15]

16 marzo 1834.

  1. La scoperta.
  2. Eccoti.
  3. In sull’uscire.
  4. Mi dice.
  5. Gli rispondo.
  6. M’imbrogliarono su.
  7. S’intende il Colonnato di S. Pietro.
  8. In fondo in fondo.
  9. Travediamo.
  10. Di dietro.
  11. Metà.
  12. Appena gli siam presso.
  13. Si rivolge.
  14. Gli dico.
  15. Proverbio.