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Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/431

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Sonetti del 1834 421


LA BBELLEZZA.1

     Che ggran dono de Ddio ch’è la bbellezza!
Sopra de li quadrini hai da tenella:2
Pe’ vvia3 che la ricchezza nun dà cquella,
E cco’ cquella s’acquista la ricchezza.

     Una cchiesa, una vacca, una zitella,
Si4 è bbrutta nun ze5 guarda e sse5 disprezza:
E Ddio stesso, ch’è un pozzo de saviezza,
La madre che ppijjò la vòrze6 bbella.

     La bbellezza nun trova porte chiuse:
Tutti je fanno l’occhi dorci; e ttutti
Vedeno er torto in lei doppo le scuse.

     Guardàmo li gattini, amico caro.
Li ppiù bbelli s’alleveno: e li bbrutti?
E li poveri bbrutti ar monnezzaro.7

20 ottobre 1834

  1. [due altri sonetti, 18 magg. e 2 nov. 33, compresi nel presente volume, hanno lo stesso titolo.]
  2. Tenerla.
  3. Per motivo.
  4. Se.
  5. 5,0 5,1 Si.
  6. Volle.
  7. Immondezzaio.