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Sonetti del 1835 | 159 |
ER GALATEO CRISTIANO.
2.
Incontrai jermatina a Vvia Leccosa1
Un Cardinale drento a un carrozzino,
Che, ssi2 nun fussi stato l’ombrellino,3
Lo pijjavi p’er leggno d’una spòsa.4
Ar vedemmelo llì, ppe’ ffà una cosa,5
Je vorzi6 dunque dedicà un inchino,
E mmessame la mano ar berettino,
Piegai er collo e ccaricai la dosa.
E acciò la conveggnenza nun ze sperda
In smorfie, ciaggiontài7 ccusì a la lesta:
“Je piasce, Eminentissimo, la mm....?„
Appena Su’ Eminenza se fu accorta
Der comprimento mio, cacciò la testa8
E mme fesce de sì ppiù dd’una vorta.
5 aprile 1835
- ↑ Strada di Roma, presso il porto di Ripetta nel Campo Marzio, dove pare che il Tevere anticamente formasse gli stagni di Terento. (Vedi Ovidio, Fast. lib. I).
- ↑ Se.
- ↑ [V. la nota 1 del sonetto precedente.]
- ↑ Spósa, coll’o stretto.
- ↑ [Al vedermelo lì, per non restarmene indifferente.]
- ↑ Gli volli.
- ↑ [Ci aggiuntai]: ciaggiunsi.
- ↑ [Fuori dello sportello, si sottintende.]