Vai al contenuto

Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/210

Da Wikisource.
200 Sonetti del 1835

che i richiami de’ biblici squarci messi a contributo nel testo. Il sonetto fu scritto in omaggio di venerazione ed esultanza, per la gloriosissima esaltazione di Gregorio XVI, ma fu pubblicato quasi tre anni dopo, cioè il 15 novembre 1833, ed è preceduto da una lettera dedicatoria, piena anch’essa di sperticate lodi per l’adorabile Sovrano. Chi però legga le mie note a’ sonetti: Le curze ecc., 10 genn., e L’omaccio ecc., 4 magg. 33, vedrà che il Rabbino mirava a propiziarsi l’animo del Pontefice, che conosceva personalmente, affinchè prestasse benigno orecchio alle istanze che stavano per rivolgergli i poveri Ebrei, onde essere esonerati da servitù e tributi iniquissimi. Ma Gregorio non si lasciò intenerire; e i vecchi Israeliti di Roma ricordano ancora che rispondeva sempre ai loro Rappresentanti: “Vorrei contentarvi, ma me lo vietano le costituzioni apostoliche.„]      5 Benchè sia.      6 Se.      7 Vedevamo.