Le curze d'una vorta
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
LE CURZE D'UNA VORTA
Antro che rrobbi-vecchi!, antro c’aéo!1
Don Diego c’ha studiato l’animali
Der Muratore,2 e ha lletto co’ l’occhiali
Cuanti libbri stracciati3 abbi ar museo,
Disce ch’er Ghetto adesso dà li palj4
Pe’ vvia c’anticamente era l’ebbreo
Er barbero de cuelli carnovali
A Testaccio5 e ar piazzon der culiseo.6
Pe’ ffalli curre, er popolo romano
Je sporverava7 intanto er giustacore
Tutti co’ un nerbo o una bbattecca8 in mano.
E sta curza, abbellita da sto pisto,
L’inventò un Papa in memoria e in onore
Della fraggellazzion de Ggesucristo.
Roma, 10 gennaio 1833.
Note
- ↑ Robbi-vecchi (colla o stretta) ed aéo (vedi...) sono le voci con le quali gridano per le vie di Roma gli ebrei ricattieri di straccerie.
- ↑ Gli Annali del Muratori.
- ↑ Libri vecchi, e più accreditati presso il volgo illuminato.
- ↑ Il popolo crede, anzi quasi tutti i Romani sono di questo persuasi, che tutti gli otto palj, ai quali si corre dai cavalli in carnovale, siano tributati dagli Ebrei, per riscatto stipulato anticamente col magistrato civico di Roma dal correre essi stessi a trastullo dei Romani. Ecco la vera provenienza della prestazione dei palj....[Nè tutti, né in parte, i palj non furono mai tributati direttamente dagli Ebrei. È vero però che la loro Comunità fu obbligata fino al 1847 a pagare ogni anno alla Camera Capitolina i seguenti tributi: 1,º scudi 531, 57, prezzo di riscatto, di cui si parla già come di cosa solita in un diploma di Re Roberto di Napoli dell’11 marzo 1334 (Vitale, Storia Diplomatica de’ Senatori di Roma, pag. 246-47), da una antica servitù per la quale alcuni di essi ne’ giochi carnevaleschi a Piazza Navona dovevano fare come da somari, per cavalcarvi sopra, ai lottatori del popolo basso, e negli stessi giochi a Testacelo dovevano prestarsi per il medesimo servizio agii Officiali di Milizia (V. il Ristretto di Fatto e di Ragione, presentato dall’avv. Duranti Valentini alla Sacra Congregazione ad referendum deputata da Gregorio XVI, sulla Romana di Esenzione di pesi per la Università Israelitica ecc.; Roma, 1837); — 2,° altri scudi 300, prezzo d’altro riscatto, fissato da Clemente IX nel suo chirografo del 28 gennaio 1668, per esonerarli dall’obbligo che il primo lunedì del carnevale i loro Fattori con ruboni, accompagnati da molti ebrei, precedessero a piedi la Cavalcata solita farsi dalli Magistrati della Città di Campidoglio per tutto il Corso, e dall’altro obbligo, anche più grave, che alcuni de’ loro giovani, nel medesimo giorno e nella medesima strada, corressero al Palio per loro dal Popolo Romano destinato: e destinato, s’intende, insieme con ogni sorta di maltrattamenti e di scherni (In., ibid.); — 3,° finalmente, scudi 20, cominciati a pagare nei 1828, per liberarsi dall’obbligo. che avevano da tempo immemorabile, di parare ogni anno, nella ricorrenza del carnevale, il Palco degli Eccmi Signori Conservatori di Roma, ed Illmi Signori Giudici delle Mosse, sulla Piazza del Popolo. (Atto del notaro capitolino Wan-Roy Formicini, 24 febb. 1828.) Stando le cose in questi termini, come mai dunque tutti credono e tanti scrittori affermano che i palj fossero dati dalla Comunità Israelitica, e il Moroni (art. Ebrei) arriva perfino a farlo dire al chirografo di Clemente IX, che in verità non ne parla punto? L’errore, secondo me, è più di forma, che di sostanza; poichè già nello Statuto di Roma (a. 1580) è ordinato che de’ 1130 fiorini (equivalenti agli scudi 531, 57), prelevati che fossero per far dire una messa i fiorini 30, i quali erano stati aggiunti espressamente in memoria de’ 30 danari di Giuda, tutti gli altri dovessero spendersi per i giochi carnevaleschi, e cioè: per la gualdrappa, sella ed altri ornamenti del cavallo del Senatore; per le vesti di seta de’ Cancellieri; per i sonatori, banditori, trombettieri; per il campanaro, il mozzo di stalla, il barbiere, il guardiano de’ porci che si facevano precipitare dal Monte Testacelo, ecc. È quindi naturale che quando a codesti giochi fu sostituita la corsa de’ barberi, si continuasse a spender per questa ciò che prima si spendeva per quelli. Sommati infatti i tre tributi, formano scudi 851, 57: e i bilanci capitolini anteriori al 1848 registrano appunto scudi 800 per il Carnevale, ed altre spese di minor conto (Cfr. Morelli, Delle Finanze del Comune di Roma; Roma, 1878: pag. 14); onde è antica servitù per la quale alcuni di essi ne’ giochi carnevaleschi a Piazza Navona dovevano fare come da somari, per cavalcarvi sopra, ai lottatori del popolo basso, e negli stessi giochi a Testacelo dovevano prestarsi per il medesimo servizio agii Officiali di Milizia (V. il Ristretto di Fatto e di Ragione, presentato dall’avv. Duranti Valentini alla Sacra Congregazione ad referendum deputata da Gregorio XVI, sulla Romana di Esenzione di pesi per la Università Israelitica ecc.; Roma, 1837); — 2,° altri scudi 300, prezzo d’altro riscatto, fissato da Clemente IX nel suo chirografo del 28 gennaio 1668, per esonerarli dall’obbligo che il primo lunedì del carnevale i loro Fattori con ruboni, accompagnati da molti ebrei, precedessero a piedi la Cavalcata solita farsi dalli Magistrati della Città di Campidoglio per tutto il Corso, e dall’altro obbligo, anche più grave, che alcuni de’ loro giovani, nel medesimo giorno e nella medesima strada, corressero al Palio per loro dal Popolo Romano destinato: e destinato, s’intende, insieme con ogni sorta di maltrattamenti e di scherni (In., ibid.); — 3,° finalmente, scudi 20, cominciati a pagare nei 1828, per liberarsi dall’obbligo. che avevano da tempo immemorabile, di parare ogni anno, nella ricorrenza del carnevale, il Palco degli Eccmi Signori Conservatori di Roma, ed Illmi Signori Giudici delle Mosse, sulla Piazza del Popolo. (Atto del notaro capitolino Wan-Roy Formicini, 24 febb. 1828.) Stando le cose in questi termini, come mai dunque tutti credono e tanti scrittori affermano che i palj fossero dati dalla Comunità Israelitica, e il Moroni (art. Ebrei) arriva perfino a farlo dire al chirografo di Clemente IX, che in verità non ne parla punto? L’errore, secondo me, è più di forma, che di sostanza; poichè già nello Statuto di Roma (a. 1580) è ordinato che de’ 1130 fiorini (equivalenti agli scudi 531, 57), prelevati che fossero per far dire una messa i fiorini 30, i quali erano stati aggiunti espressamente in memoria de’ 30 danari di Giuda, tutti gli altri dovessero spendersi per i giochi carnevaleschi, e cioè: per la gualdrappa, sella ed altri ornamenti del cavallo del Senatore; per le vesti di seta de’ Cancellieri; per i sonatori, banditori, trombettieri; per il campanaro, il mozzo di stalla, il barbiere, il guardiano de’ porci che si facevano precipitare dal Monte Testacelo, ecc. È quindi naturale che quando a codesti giochi fu sostituita la corsa de’ barberi, si continuasse a spender per questa ciò che prima si spendeva per quelli. Sommati infatti i tre tributi, formano scudi 851, 57: e i bilanci capitolini anteriori al 1848 registrano appunto scudi 800 per il Carnevale, ed altre spese di minor conto (Cfr. Morelli, Delle Finanze del Comune di Roma; Roma, 1878: pag. 14); onde è
- ↑ Di Testaccio vedi la nota [1] del sonetto ... [Una lingua nova, 2 dic. 32].
- ↑ Colosseo: Anfiteatro Flavio.
- ↑ Gli spolverava: spolverava loro: batteva.
- ↑ Bacchetta.