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Pagina:Sonetti romaneschi V.djvu/100

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90 Sonetti del 1837

LI CONNIMENTI.1

     Sì, è bbona la cuscina2 co’ lo strutto;
Anzi lo strutto er barbiere3 m’ha ddetto
Ch’è un connimento che ffa bbene ar petto,
Come fa er pepe ch’arifresca tutto.4

     S’addatta a li grostini cór presciutto...
Ar pollame..., a l’arrosto de lommetto5...
A lo stufato..., all’ummido..., ar guazzetto...;
Ma addoprallo in ner fritto è un uso bbrutto.

     Vòi frigge6 er pessce co’ lo strutto?! Eh zzitto.
Er pessce fritto in nell’òjjo va ccotto:
L’òjjo è la morte sua p’er pessce fritto.7

     Che mmaggnà da stroppiati!8 io ne so’ mmatto.
E gguarda er Papa, che davero è jjótto:9
Ce se lecca li bbaffi com’un gatto.

12 marzo 1837.

  1. Condimenti.
  2. Cucina.
  3. [I barbieri allora facevano anche da flebotomi, ed erano tutti infarinati d’una certa coltura; sicchè il volgo li teneva per oracoli, specialmente in fatto di medicina.
  4. [Che il pepe rinfreschi, lo credono anche moltissimi delle classi sivili. Ma in che consista questo rinfrescare non se lo son mai domandato.]
  5. Lombetto: taglio di carne dalla parte lombare de’ piccoli quadrupedi.
  6. Vuoi friggere, ecc.
  7. [È la su’ morte, direbbero anche a Firenze, per dire che “non si può cucinare in modo migliore.„]
  8. Che mangiare delizioso!
  9. Ghiotto.