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Pagina:Sonetti romaneschi V.djvu/169

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SONETTI DEL 1839-40-41-42




UNA SVISTA.

     Fu ppropio una disgrazzia: j’assicuro
Che mm’è ssuccesso senza corpa1 mia.
Eppoi, chiami er padron de l’ostaria,
Che jje pò ddì la verità llui puro.2

     Io spasseggiavo fòr de Porta Pia,
E mme n’annavo accost’ accosto ar muro:
Anzi era tardi assai, e mme figuro
Che stassi3 pe’ ssonà la vemmaria.

     Viscin’ all’oste inciàmpico4 in un torzo,5
L’ariccojjo,6 eppoi ordino un bucale;7
Dico: “Sor oste, se pò bbeve un zorzo?„8

     Tratanto cór un atto scasuale,9
Tirai ’na torzatona a un cane còrzo,10
E azzeccai ne la groppa a un cardinale.11

5 febbraio 1839.



  1. Colpa.
  2. Pure.
  3. Stasse.
  4. Inciampo.
  5. [Torso, torsolo.]
  6. Lo raccolgo.
  7. Un boccale. [Un po’ più di due litri.]
  8. Si può bere un sorso?
  9. Casuale.
  10. Còrso.
  11. Fuori la Porta Pia, come luogo ameno e poco frequentato, amano i cardinali di scendere dai loro cocchi e passeggiare. Altrettanto fa il Papa.