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Pagina:Sonetti romaneschi V.djvu/170

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160 Sonetti del 1839

LA FESTA SUA.

     A pproposito! Adesso che cce1 penzo
Me pare, si2 nun sbajjo, che ddimani
Alla Minerba3 li Domenicani
Accènneno4 li lumi a ssan Vincenzo.5

     Figùrete la folla de cristiani
E ssi2 cche ssorte de concorzo immenzo
Annerà ddomatina a ddà l’incenzo
Ar zor padre canonico T.... [Tizzani]!6

     Ebbè, nnell’incenzallo hanno raggione,
Perché cquer Reverènno è un zantarello
E ha ’na testa che mmanco Salamone.

     Lui, o cce vadi7 er ricco o er poverello,
Fa bbone grazzie a ttutte le perzone,
E indovunque lo tasti è ssempre quello.

5 aprile 1839.

  1. Ci.
  2. 2,0 2,1 Se.
  3. A S. Maria sopra Minerva.
  4. Accendono.
  5. [La festa di san Vincenzo Ferreri, al quale è dedicata una delle cappelle della Minerva, ricorre il 5 d’aprile.]
  6. [Monsignor Vincenzo Tizzani, dotto e benefico uomo ancora vivente, e amicissimo del Belli, apparteneva allora all’ordine monastico de’ Canonici Regolari del Santissimo Salvatore Lateranensi, dimoranti nella canonica di S. Pietro in Vincoli. — V. intorno al Tizzani la Prefazione, e il sonetto: L’Urion de Monti, 17 apr. 43.]
  7. Ci vada.