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Pagina:Sonetti romaneschi V.djvu/180

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170 Sonetti del 1843

ER CARDINALE DA VERO.

     Naturarmente è ccosa naturale
Ch’abbasta a ddajje una squadrata1 addosso
Pe’ ccapì inzomma da tutto quer rosso
Che Ssu’ Eminenza è ppropio un cardinale.

     E ggnisuno sarà ttanto stivale
De scannajjà una bbruggna2 inzin’all’osso,3
Pe’ ppoi sartà cco’ ssicurezza er fosso
De discìde:4 è ir5 tar frutto o ir frutto tale.

     Sin ch’ha ddunque er color de peperoni
E scarrozza a Ssan Pietr’in Vaticano,
È un cardinal co’ ttanti de c.......

     Metteje6 poi ’na mazzarella7 in mano,
Dajje ’na camisciola8 e ddu’ scarponi,
E allora te dirò: cquesto è un villano.

21 gennaio 1843.

  1. A dargli una guardata.
  2. Da scandagliare una prugna.
  3. [Al nocciolo.]
  4. [Per poi superare con sucurezza il pericolo] di decidere.
  5. [Dicono ir invece che er quelli che inutilmente si sforzano di parlar civile. Qui è detto per caricatura.]
  6. Mettigli.
  7. [Piccola mazza. Bastone lungo e capocchiuto, che portano ordinariamente i villani quando vanno alle fiere o in città, ecc.]
  8. [Giacchetta. Vedi però la nota 5 del sonetto: La milordarìa, 27 nov. 32.]