in terra nello stato della Sereniss. Rep. le quali sono tanto manifeste, che ne fa fede non solo l’occhio, ma il testimonio ancora di tutta Europa, onde non anno dibisogno di prova, perche ogni negativa, che si facesse sarebbe buggiarda. Et tra molti enormi essempi di barbara ferità, non addurrò altro, che quello del Giovanne Veniero di nobilissima, et Ill. Famiglia, il quale mentre se ne stava senza timore d’alcuno, soprasalto, fu da loro preso insieme con la Galera, di cui era governatore, et non satiandosi della sola morte di lui, che pur di tanto si contenta ogni cuore nemico, passò tanto oltre la loro immanità, che sventrato, et tagliato a pezzi, a guisa d’Antropofaghi nei loro sozzi conviti lo divorarono, et con barbarico fasto posero il teschio sopra le mense, et in quello affissero una candela ad’ardere, quasi che il vero valore consistesse in far operazioni da fiere, e non nella baldanza, et intrepidezza del cuore franco, et invitto, nemico ben della paura, ma dotato però da mente humana, et non bestiale. Mà delli fatti di questi huomini non si ha da durar fatica, ne per estendergli, che sarebbe cosa troppo lunga, e quasi una Iliade de mali, ne meno per farli vedere fa bisogno di più larga prova, poscia che non pur non si negano le operazioni loro malvagie, ma gloriandosi gli Uscocchi le confessano, e come dice il salmo di simiglianti generazion d'huomini, Lætantur cum malè fecerint, et exultant, in rebus pessimis. Del fatto adunque tanto basti, che altrove ancora me ne riserbo a dire. Abbiamo hora da vedere se esso è sofficiente, et giusta cagione de questi moti. Qui gli avversarij improntano, et costantissimamente negano, onde per re-