Pagina:Sopra i presenti motti di guerra in Friuli.djvu/7

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primer l’orgoglio di quei tali, che vanno spargendo cotai voci, che scrittura ancora, che di ciò ne favelli non mi è pervenuta alle mani, dico, che trattandosi di Giustizia, quella non si può ben conoscere, se non dalle cagioni, che rendono l’atto giusto, et essendo questa mossa d’armi una operatione di Principe assoluto, come è la Rep. fa di mestiero, che andiamo indagando quali siano quelle operationi di Principe, che giuste devono appellarsi. Se riguardiamo alle leggi, che di ciò ne trattano, saranno oltra quelli (della religione, che devesi sempre) presumere, che li Principi l’abbiano in riverenza, le prime quelle, che si deducono dai fonti della natura, poi quelle, che i Principi fra se medesimi si anno prescritto, et quelle finalmente, che per patto, ò per convenzione, ò vogliamo dire capitulazione fra di loro si abbiano fermate. E quanto alle leggi, che chiamansi civili, ò communi poco si stimano se non in quanto servino per estensioni di ragione, ò di simile per interpretare le loro convenzioni, ò patti, perche Iustiniano, che compilò i Digesti non hebbe mira di decider le contese di Principi, ma di reggere i suoi popoli, et Provincie, et però disse egli, che non legavano se non quelli, che in orbe Romano vivebant. Vaneggia dunque per mio aviso, chiunque si sia, che voglia con altre regole, et con altri indirizzi maneggiare le materie de Principi, ne credo, che alcuno sia di cosi riotoso, e pertinace intelletto, che sia per negarmelo. Con queste adunque andiamo tentando il guado per ritrovare questo giusto, che noi cerchiamo, ma con pretesto però che non intendo di parlare, ne di patti, ne di capitulazioni del mio Principe, ne di suoi segreti,


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