Pagina:Sopra i presenti motti di guerra in Friuli.djvu/8

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che io non gli sò, ne studio di saperli, percioche quando io ciò facessi, stimarei di partirmi dal debito della oedienza, che io gli sono tenuto, volendo egli, che si stieno nascosti; ma discorrerò di quelle cose, che sono patenti al senso universale, et palesi ad’ogni uno, et ne discorrerò con maniera da filosofo, et da legista insieme. Diciamo dunque, che l’operazioni del Principe overo anno relazione ai suoi populi, overo à Principe straniero, se con questo, overo sarà in tempo di pace, overo di guerra, se di pace, girerà ogni negozio circa il buon vicinare, che sia senza danno, ne onta d’alcuna delle parti, anzi con iscambieno li officij, et favori. Se sarà in tempo di guerra, bisognerà prima vedere quali siano quelle cagioni, che giustamente muover la possano. Hora comminciamo cosi. Il Principe come Principe è un nome, che non risguarda se stesso come un particolare, ma come governatore de popoli, consideratolo dunque con tal relazione à suoi vassali, dovendo il suo governo esser buono, tutti i suoi pensieri doveranno essere indiritti alla salvezza di quelli; et al loro giovamento, et che metta tutta la sua cura, et che impieghi tutto il suo valore in conservarli, et accrescerli et difenderli in guisa, che non sieno offesi, et oltraggiati, ma ciò non si può fare, se non introducendovi la quiete, et la tranquillità, rimovendo dal suo stato tutte quelle cose, che turbar la ponno. Ma tutto quello, che può turbar la quiete nasce, ò per cagione de’ moti interni dello stato, overo dai moti esterni, gli interni si cagionano, ò perchè ai sudditi mancano le cose necessarie, et le honorevoli, ò perche non possono godere, come conviensi le loro facoltà; ma questo


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