Pagina:Sotto il velame.djvu/297

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le rovine e il gran veglio 275


                          Ancor se’ tu degli altri sciocchi?
               Qui vive la pietà quando è ben morta:
               
               chi è più scellerato che colui
               che al giudicio divin compassion porta?
               Drizza la testa, drizza...

E qui come nelle altre bolgie è Virgilio stesso che invita Dante a guardare e a compiacersi della vendetta di Dio; mentre all’ultimo lo rimprovera d’una “bassa voglia„ nell’udire i due in quel piato volgare. Al duca Dante piace, quando e’ canta quelle note al papa simoniaco.1 Dopo avergli fatto vedere Iason che ritiene ancora aspetto reale e avergli raccontato di lui il bene e il male (l’esserci di lui il bene, oltre il male, ammorza il disprezzo), il duca vuole che osservi ancora la sozza scapigliata fante;2 e si offre a lui per interrogar questi e consiglia a lui di domandar quelli, con particolar cura, che diremmo quasi crudele. Quella volta, nella quarta bolgia, Dante vedendo gli indovini così difformi, piangeva.3

               Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto
               di tua lezione, or pensa per te stesso
               com’io potea tener lo viso asciutto,
               
               quando la nostra imagine da presso
               vidi sì torta, che il pianto degli occhi
               le natiche bagnava per lo fesso.
               
               Certo i’ piangea...

E così la sua scorta lo rimbrotta. La pietà qui vive col morire.

  1. Inf. XVIII 121 segg.
  2. ib. 85 segg. 127 segg.
  3. Inf. XX 19 segg.