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le rovine e il gran veglio 283


               la verità nulla menzogna frodi:

la verità che è il bene dell’intelletto. E ricorda “l’alta sua tragedia„ e ricorda che il suo discepolo “la sa tutta quanta„.1 E infine, con uno splendore che illumina tutti i miei poveri argomenti e tutte le mie umili giravolte dietro il viatore del mistero raggia “la luna tonda„ che significa la prudenza.2

Dante ha sanata la ferita della concupiscenza nel secondo cerchio, venendo meno di pietà avanti Francesca; quella dell’infermità passando lo Stige e respingendo Filippo Argenti; quella della malizia attraversando il primo cerchietto; quella dell’ignoranza, per sè, nel cimitero degli eresiarche; quella dell’ignoranza complicata con la ingiuria, nei due ultimi cerchietti. La libertà e la prudenza innate ha riacquistate nel vestibolo e nel passo d’Acheronte e nel limbo; la temperanza e la fortezza passando lo Stige; la giustizia passando Flegetonte: la prudenza avanti i mal veggenti delle arche e avanti i dietro veggenti della bolgia quarta.

La pietà della quale vien meno al principio, qui all’ultimo deve essere morta, come morta ha da essere la viltà sul proprio entrare dell’inferno.


XII.


È una guerra, questa di Dante: quella guerra che è ad ogni tratto inculcata, contro i vizi. “Non

  1. Inf. XX 114.
  2. Vedi più su a pag. 41. La prudenza è significata dal «carbonchio che allumina la notte». Brunetto, Tesoro, Vol. III prologo.