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368 sotto il velame


Il concetto Dantesco dobbiamo ricavarlo dai due terzetti del Purgatorio:1

               È chi per esser suo vicin soppresso,
               spera eccellenza, e sol per questo brama
               ch’ei sia di sua grandezza in basso messo.
               
               È chi podere, grazia, onore e fama
               teme di perder perch’altri sormonti,
               onde s’attrista sì che il contrario ama.

Sono rei di quella prima speranza e di quella prima brama i traditori? Sono rei di quell’altra tema e tristezza e amore i fraudolenti? Sì. Cioè; se i traditori e i fraudolenti si fossero convertiti, avrebbero quella macchia dello appetito da mondare: quella speranza e quel timore, con quel desiderio. Ma conversi non sono: sono aversi. Con la volontà sono aversi perchè ciò per cui l’uomo si torce da Dio, è la volontà.2 Nei conversi del purgatorio la volontà è volta a Dio; dunque non hanno a mondare che appetito, il quale non è mai contro sè e contro Dio. La volontà, sì, può essere; ed è invero in tutti i peccatori dell’inferno, contro sè, che si dannarono, e contro Dio, perchè sono da lui ritorti; ma più in questi ultimi, che offesero più Dio; più in questi di Dite; e tra loro, più in quelli dei due ultimi cerchietti, in cui non fu sopraffazione alcuna dell’appetito, ma volontà illuminata dall’intelletto; e tra costoro più in quelli dell’ultimo, in cui l’intelletto più peccò.

Vediamo, invero. Ai due terzetti sopra citati si pongano vicini questi altri:3

  1. Purg. XVII 115 segg.
  2. Summa 1a 2ae 77, 6. e altrove.
  3. Inf. XI 52 segg.