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perbia come dice S. Bernardo. E con la definizione di Dante possiamo dire che sperò eccellenza. Eccellenza vuol dire superiorità, primazia. Ebbene? Il male ch’egli amò fu quel di Dio; la eccellenza che sperò, fu sopra Dio. Ma è così di tutti? No: per un uomo il male che ama non può essere che del prossimo o vicino; tuttavia l’eccellenza che spera ha da essere sopra Dio; perchè Dio è sopra tutti e il superbo vuol essere lui sopra tutti. Ora Adamo fu superbo nel gustare il pomo. La superbia di lui consiste, dice S. Agostino,1 nel voler farsi principio e Dio a sè. E ciò violando un “comandamento così lieve a osservare, così breve a ricordare, specialmente quando nessuna cupidità resisteva al volere„. Nei figli di Adamo il mangiar del pomo è sostituito da ogni azione da cui li distolga un comandamento della stessa levità e brevità. I comandamenti sono dieci. I più lievi sono i primi; cioè quelli della prima tavola e il primo della seconda. In verità gli ultimi sono contro il desiderio, e il desiderio cominciò a resistere al volere dopo l’umana colpa, e a resistere in modo quasi irresistibile. Dunque difficilissimo è osservare quei precetti, come facilissimo osservare i primi quattro. Ora nella ghiaccia sono quattro circuizioni: Caina, Antenora, Tolomea, Giudecca. In esse si pagano le offese al vinco dell’amore naturale e dell’aggiunto,2

               di che la fede spezial si cria.

Quei peccatori hanno amato dunque, se poi fecero, il male del prossimo più prossimo, per così dire.

  1. Aur. Aug. de civ. D. XIV 12 e 13.
  2. Inf. XI 56 segg.