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376 | sotto il velame |
perbia come dice S. Bernardo. E con la definizione di Dante possiamo dire che sperò eccellenza. Eccellenza vuol dire superiorità, primazia. Ebbene? Il male ch’egli amò fu quel di Dio; la eccellenza che sperò, fu sopra Dio. Ma è così di tutti? No: per un uomo il male che ama non può essere che del prossimo o vicino; tuttavia l’eccellenza che spera ha da essere sopra Dio; perchè Dio è sopra tutti e il superbo vuol essere lui sopra tutti. Ora Adamo fu superbo nel gustare il pomo. La superbia di lui consiste, dice S. Agostino,1 nel voler farsi principio e Dio a sè. E ciò violando un “comandamento così lieve a osservare, così breve a ricordare, specialmente quando nessuna cupidità resisteva al volere„. Nei figli di Adamo il mangiar del pomo è sostituito da ogni azione da cui li distolga un comandamento della stessa levità e brevità. I comandamenti sono dieci. I più lievi sono i primi; cioè quelli della prima tavola e il primo della seconda. In verità gli ultimi sono contro il desiderio, e il desiderio cominciò a resistere al volere dopo l’umana colpa, e a resistere in modo quasi irresistibile. Dunque difficilissimo è osservare quei precetti, come facilissimo osservare i primi quattro. Ora nella ghiaccia sono quattro circuizioni: Caina, Antenora, Tolomea, Giudecca. In esse si pagano le offese al vinco dell’amore naturale e dell’aggiunto,2
di che la fede spezial si cria.
Quei peccatori hanno amato dunque, se poi fecero, il male del prossimo più prossimo, per così dire.
- ↑ Aur. Aug. de civ. D. XIV 12 e 13.
- ↑ Inf. XI 56 segg.