Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/175

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polo messinese, che durava benevolo al Conte, ordinò che questi fosse trasferito e detenuto nel castello di Reggio. Donde il Quarrello, come avesse pronte le galee ad entrare in mare, potrebbe facilmente imbarcarlo, e condurlo seco.

Dopo tali cose tutta la Corte ritornava in Palermo, ed il Conte di Gravina in Puglia. Solo rimaneva in Messina, sulle mosse di partire, il Quarrello. Ma costui trattenutovisi più del convenevole, per la cupidità di cavar moneta dalle navi latine che in quella stagione solevano toccar quel porto nel loro tragitto per la Siria, doveva, come volle la sua mala fortuna, precipitare ad inevitabile rovina. L’umore de’ Messinesi che covava da gran pezza era per prorompere in aperta ribellione. Il Cancelliere il sapeva, e faceva la maggior premura del mondo che il Quarrello mettesse alla vela per allontanar da que’ luoghi il Conte Arrigo. Il quale da entro il castello di Reggio non faceva che istigare i suoi aderenti a levar tumulti in Messina a favor suo. Ma il Quarrello, tutto dato a’ guadagni, non sapeva risolversi alla partenza.

IX. Ora intervenne che i suoi scherani, i quali avevano per usanza di andar vagando ubbriachi per la città, trovassero in una casa alcuni Greci a diporto, e sturbandoli, cominciassero con villane parole a sbeffeggiarli. I Greci, non sentendosi di tollerar più avanti gl’insulti, si gittarono loro addosso, e resero coltelli per guaine. Quando questo seppe Odone mandò per lo Strategò, e gl’impose che facesse menar presi alla sua presenza que’ Greci; ma lo Strategò, che conosceva quanto la città fosse sordamente agitata da bollenti umori di sedizione, non ne volle far nulla. Intanto i Latini, che erano avversi ad Odone per l’affare delle navi loro che andavano in Siria, si unirono co’ Greci, e stuzzicarono i cittadini a dar di piglio alle armi. E venutosi a molti tumultuarii propositi in pien popolo, da ultimo fu adottato il consiglio di dar morte al Quarrello, e poi cavar di prigione il Conte, del cui amore per loro aveano avuto sempre i Messinesi argomenti non dubbii. Costoro adunque corsero furiosi ad assaltar la casa di Odone; ma nulla avendo potuto ottenerne in quel primo slancio, si diressero al porto. Trovate ivi le sette galee regie ben fornite di armi e di gente, vi si cacciaron sopra; e con quelle valicato lo stretto, smontarono in Reggio. Era l’ottava di Pasqua, ed i Reggini, ad esortazione di Giovanni Calomeno ch’era allor Camerario di Calabria, non solo dischiusero le porte della città a’ Messinesi, ma seco si unirono per avviarsi al castello, in cui stava il Conte. Intimarono tosto a’ soldati, che facessero consegna della costui persona; minacciandoli, che se la re-