Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/174

Da Wikisource.

capo quinto 149   

avevano fatto concorso in Messina (1167). Ma l’arrivo del Conte di Gravina, con un buon nerbo di sua gente, sconcertò i congiurati, e non si vedeva che più ardissero di dare effetto al loro disegno. Nuove cause però di malcontento si suscitavano nel popolo contro del Cancelliere. Questo era assoluto ne’ suoi comandi, e brusco ed altero quanto altri mai fosse, onde presso la plebe era venuto in grande abborrimento. Ed oltre modo traboccò la misura, quando venuti di Francia e di Normandia molti suoi cagnotti e lance, costoro abusando del patrocinio della Corte, si diedero a svillaneggiare i Greci ed i Latini, chiamandoli traditori, e peggio. Di questa plebe incagnata, e dispostissima a menar le mani si fece partito il Conte Arrigo, e prese deliberazione di dar compimento all’ impresa. Ma in sul buono, Ruggiero uno de’ Giudici di Messina ch’era de’ consapevoli, svelò ogni cosa alla Corte. Immantinente il Conte fu chiamato alla presenza del Re per purgarsi di quanto gli era imputato; ma egli negava tutto. Non trovò però via di difendersi, e tutto si tramescolò e mutò di colore, quando venuto in mezzo il Giudice Ruggiero sostenne che avea buono in mano per provare quanto il Conte disdiceva; onde questi fu detenuto dentro il Palagio.

Seppesi fra ciò come i suoi Spagnuoli, armatisi di tutto punto, stavano pronti nella costui casa; e già la città era tutta in trambusto, e moltissimi cittadini gridavano all’armi. Allora il Cancelliere fece che i soldati regii e quelli del Conte di Gravina si mettessero in ordinanza sotto la regia abitazione; ed impose recisamente agli Spagnuoli che dentro il giorno appresso dovessero andar via di Messina, sotto minaccia di prigionia a’ contumaci. Laonde colla più fretta che poterono, passarono in Calabria; ma i Reggini, e le genti de’ convicini luoghi che seguivano la parte del Cancelliere, inteso l’ accaduto di Messina, e l’ espulsione della squadra del Conte Arrigo, si scagliarono addosso a’ fuggiaschi, e li conciarono per le feste come Dio vel dica. Sì che gran parte di que’ miseri perirono di fame e di freddo nelle selve calabresi, ove si andavano appiattando, cacciati dalla rabbia dell’uomo, che per ordinario quanto è feroce se vince, tanto è vile se perde. Alla cacciata degli Spagnuoli seguì in Messina la persecuzione ed incarceramento de’ capi della congiura. Rispetto ad Arrigo Conte di Montescaggioso, amò la regina che, donategli mille once di oro, fosse rimandato in Ispagna. E come Odone Quarrello per affari di stato doveva passare in Francia con sette galee, fu a lui commesso di menare il Conte Arrigo sotto scorta sino a’ confini Spagnuoli. Ma dubitando il Cancelliere dell’umore del po-