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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/276

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capo sesto 251   

Ma alla fine, impegnatosi da ambe le parti il combattimento, il castello fu preso per tradimento d’un legnajuolo, e gli Aragonesi vi entrarono così vogliosi di vendetta, che gittarono dalle mura quasi tutti i Francesi.

Racquistato Reggio, Ferdinando fece che Federigo suo zio navigasse con tre galee verso Puglia, ed ivi di accordo col Grimano, Generale dell’armata veneziana, con Cesare d’Aragona, e Camillo Pandona, incominciasse anche da quella banda le offese contro i Francesi.

V. Intanto che queste cose si maneggiavano nel Regno, i Principi italiani, fatti d’una opinione, e veduti i pericoli della presenza dei Francesi in Italia, conchiusero un trattalo in Venezia, al quale intervenne anche Lodovico Sforza, per cacciar prima Carlo VIII dall’Italia, e poi combattere il Turco, per la conservazione e difesa de’ lor varii Stati. Della qual cosa Carlo entrò in tanto sgomento che gli faceva mille anni di cavarsi dal gineprajo in cui si trovava avviluppato; tanto più che gli era giunta fresca fama, che Francesco Gonzaga marchese di Mantova, creato supremo General dell’esercito della lega italiana, minacciava o di ucciderlo o di farlo prigione; e che Antonio Grimani si avviava per Napoli colla flotta veneziana. Onde il re di Francia partì di Napoli celerissimamente colla metà delle sue forze, e le altre lasciò parte in presidio della capitale al comando di Giberto Duca di Montpensier, parte in guardia delle provincie. E quantunque i Veneziani e gli altri alleati si fossero provati d’inseguirlo, e di tagliargli il ritorno, pure il re, vinto ogni ostacolo, pose piede in Francia sano e salvo.

Dopo la precipitosa partenza di Carlo, Ferdinando che stava in Reggio attendeva a poter cacciare i Francesi da’ luoghi circostanti. Ed avendo seco seimila uomini tra quelli ch’eran venuti di Sicilia, e quelli che da Reggio il vollero seguire, unì queste sue forze con quelle di Consalvo, e si avanzarono per i paesi di Calabria, sollevandoli e sottraendoli alla potestà de’ Francesi. Gli Spagnuoli si eran già impadroniti di Seminara, quando Aubigny, (cui Carlo avea fatto suo Vicario in Calabria, e datogli il grado di gran Contestabile del Regno, ed il titolo di conte di Acri, e marchese di Squillace) movendosi da Terranova, si fece loro incontro presso quella città, e si ordinò alla battaglia. Tenutosi consiglio tra Ferdinando e Consalvo e gli altri capitani spagnuoli, fu deliberato di non schivar la disfida; e quindi l’esercito Spagnuolo uscito da Seminara si apprestò a menar le mani. Affrontaronsi furiosamente i nemici, e con pari valore si combatterono; ma la fortuna si decise