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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/297

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   272 libro sesto

il primo nodo dell’alleanza a’ tempi di Francesco; dico il barone della Guarda, il quale dal sommo della sua grandezza era caduto in fondo di ogni disgrazia. Perciocchè durante la fiera guerra de’ Valdesi, in forza di non so quali accuse, fu privato di ogni carica, e gittato in prigione. Or volle Arrigo che il Polino fosse dichiarato innocente, e rialzato all’alto posto d’ammiraglio, cedutogli da Renato di Lorena, che se n’era dimesso a tal fine. Una nuova flotta turca di cento cinquanta navi tornava adunque nel Mediterraneo, e ne teneva il comando il feroce Dragutte. Questa era attesa nel golfo di Lepanto dalla francese guidata dal barone della Guarda. Ivi congiuntesi le due flotte alleate uscirono dall’Ionio, e facendosi sull’estremità meridionale della penisola italiana, costeggiarono la Calabria e la Sicilia. Contro i quali paesi dipendenti da Spagna operarono frequenti disbarchi, commettendovi senza pietà il più male che potevano. Trovavasi sull’armata francese il principe di Salerno, il quale passato in Francia per private nimicizie che aveva col vicerè di Napoli, non era mai restato di eccitare Arrigo all’impresa del Regno. Giungevano già presso Napoli i navili confederati, quando un incidente inaspettato cambiò faccia alle cose. Il napolitano Cesare Mormile, che soggiornava in Francia ancor egli, era entrato in briga col principe di Salerno, e stando mal soddisfatto di quel Re che lo aveva posposto al Principe, di là si partì, e sen venne a Roma, dove per i buoni uffizii dell’ambasciatore imperiale ottenne di ritornare in grazia di Carlo V, e di ricuperare il possesso de’ suoi beni. Allora il Mormile venuto in Napoli, ed avuto segreto colloquio coll’ammiraglio turco, trattò che questi, separandosi dal Francese, facesse ritorno a Costantinopoli, a prezzo di duecento mila ducati che il vicerè si offeriva a pagargli. Questa somma fu accettata e sborsata, e la flotta turca videsi all’improvviso partire, e far cammino per Levante. Così ebbe a svanir la tempesta che s’era ingrossata, e stava per crosciar sopra Napoli.

Ma non ebbero termine con ciò le correrie di Dragutte, il quale nella sua ritornata (1552) non lasciò di assassinare le nostre marine; e fu veduto appressarsi minaccioso al lido di Reggio. I cui cittadini, lasciata ogni cosa, potettero a gran pena trafugarsi nei folti macchioni delle non lontane collinette; non sì però che molti di loro non rimanessero uccisi o prigioni. Spogliata e bruciata fu la città; dopo di che sazio delle fatte rovine si partì il musulmano, non senza aver prima devastate molte parti del distretto reggino sino al casale di Santo Stefano, ed alla città di Santagata. Ma a compimento della distruzione che fecero i barbari soccorrevano gli stessi cristiani: poi-