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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/296

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capo terzo 271   

po. Fu adunque stabilito (1547) che la nuova fortificazione fosse costruita in tal punto che potesse far difesa a queste due porte, donde sempre i Turchi si aprivano l’entrata in città. Fu scelto quel sito, ove oggi dura ancora il Castel nuovo; ma perchè ivi scorreva a quel tempo il fiumicello Calopinaci rasente le mura meridionali della città, si pensò divergerne il corso più verso mezzodì, di là dal promontorio di Calamizzi. Volle il vicerè che l’università di Reggio ajutasse il lavoro contribuendo alla spesa. Ed i cittadini, che stimavano quell’opera qual potente baluardo a guardarli da’ nuovi insulti de’ Turchi, di buon cuore concorsero a tal lavoro con molti sacrifizii di danaro. Era soprantendente della fabbrica Rinaldo Comes, alla quale si diede principio nel maggio del 1547 alla presenza del governatore Alfonso de Morales, e de’ sindaci Bastiano Francoperta, Cicco Carbone, ed Annibale Gazzanita. L’arcivescovo Gonzaga benedisse in gran pompa la prima pietra, che fu gittata nelle fondamenta all’angolo destro dal castellano Pietro Vermudes de Sancisso. I lavori procedettero dapprima con molta alacrità; ma nel 1556 furoo sospesi, senza che mai se ne fosse conosciuto il perchè; e rimasero imperfetti, e per sempre. Così doveva restar dimezzata ed inutile un’opera, per la quale i Reggini avevano già pagata la somma di settemila settecento e ventidue scudi.

Aveva ancora ordinato il vicerè che per tutto il litorale del Regno fossero erette di tanto in tanto delle torri rotonde ben alte, dove potessero collocarsi vedette e custodi, che dandosi avviso scambievole di qualche avvicinamento di Turchi, potessero i paesani essere avvertiti o ad aver tempo alla fuga, o ad accingersi alla difesa. Il presidio di Reggio fu accresciuto, fornita la rocca di artiglierie, di munizioni e di viveri, e tutto preordinato alla difensione della città. Le torri dovettero esser costrutte a spese delle università corrispettive, e l’università di Reggio fece alzare quelle di Cùgliari, di Pentimèli, e di Gallico. Per la cui costruzione i sindaci Camillo Diano, Giovanni Battista Monsolino, e notar Geronimo Cafaro imposero nel 1550 la gabella de’ frutti di grani dodici a cantajo, e dei legumi di grani dieci a tomolo, dandone il fitto a Camillo Urso per duemila trecento e quindici scudi. Tal lavoro fu compiuto dentro il corso d’un anno.

III. Alla morte di Francesco I il suo successore Arrigo II ereditò col regno l’odio e l’inimicizia contro Carlo V in maggior grado che non era quella di Francesco. Aprì dunque novelli trattati colla Turchia, e Solimano II fu nuovamente trascinato alla guerra contro l’Imperatore. Allora tornò alla mente di Arrigo II colui ch’era stato