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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/305

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   280 libro sesto

mediante l’oculata vigilanza e solerzia de’ suoi amministratori. Ma nel detto mese si ebbe la dolorosa certezza che la peste era nella città nostra. Questa apparve in casa di Bifaro Cotugno, dove nascosamente eransi portate alcune merci da Messina, e distribuite anche per altre case. Il che fece che la pestilenza si dilatasse irresistibilmente, e senza rimedio, e nella città e nelle vicine contrade.

Nell’incipienza del morbo tutti quelli ch’eran sospetti di tale infermità venivano confinati sopra un poggiuolo di aria purissima e ventilata detto del Salvatore, da una chiesetta che vi era sotto questo titolo. Eran serviti gl’infermi da tre pii Cappuccini, i quali con evangelica carità si prestavano a tutti i bisogni corporali e spirituali di quegl’infelici; e tutti e tre questi Cappuccini, che furono il Padre Girolamo da Montesoro, il Padre Girolamo da Santa Giorgia, e Fra Giacomo Foti da Reggio, per amor di Dio e del prossimo morirono anch’essi di quel morbo. Nè è qui da preterirsi il nome della nobil donna Maria Mazza, la quale ricchissima essendo, ed abitando in un suo delizioso podere non lungi dal convento de’ Cappuccini, non ebbe riguardo a sè medesima, e pose a rischio la sua vita col recare assiduamente e personalmente soccorsi e conforti a’ poveri infermi, che stavano sequestrati sul poggiuolo del Salvatore. Durò in Reggio sette mesi la pestilenza, e vi perirono di tal male settecento persone.

II. Ma quando i cittadini stavano tuttavia in questi travagli, era aggravato su Reggio un altro infortunio da que’ malviventi che in armate comitive, impunemente quasi, scorrevano le città e le campagne, assassinando, rubando, e bruciando a man salva. E Reggio versava in presentaneo pericolo di essere spacciata da quegli assassini che le formicavano attorno. All’interna difesa della città eran costituiti Agamennone Spanò e Minichello di Capua, i quali ordinati a schiere armale i cittadini, li tenevan presti ad opporsi a’ banditi, qualora avvicinandosi a Reggio, facessero minaccia di entrarvi. Coletta Malgeri intanto si era preso l’assunto di dar loro il persèguito colle regie squadriglie. Ma queste furono al bisogno assai scarse, perchè que’ malfattori, ch’erano audacissimi, non lasciaronsi impaurire dalle braverie del Malgeri, anzi fecero voto di levargli la vita.

Era famosa in que’ tempi la comitiva de’ banditi, di cui erano capi Nino Martino detto il Cacciadiavoli, Marcello Scopelliti, e Giovanni Michele Toscano. Costoro non lasciavano aver posa a questa misera terra, nè v’era alcuna pubblica forza che valesse a domarli. Eransi abbracciati agli stessi una cinquantina di Siciliani, e tra i banditi calabresi primeggiavano, oltre i tre capi anzidetti, Colan-