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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/306

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capo quarto 281   

gelo Crupi ed Ascanio Monsolino. Una lor comitiva verso il giugno del 1576 irruppe nel casale di Ortì, dove uccise diciannove uomini, e parecchie donne e fanciulli, e bruciò sei case. Il capitan d’armi Giuseppe Mazza, che la città aveva spedito contro que’ malviventi, fu assai svillaneggiato, e poco mancò che non n’uscisse colle membra rotte. Dopo, agli undici di luglio, mentre la città era angustiata dalla pestilenza, i banditi scopertamente vi entrarono, ed andavan gridando al popolo che stesse di buona voglia, perchè essi non venivano a far male a persona, ma anzi a liberar tutti dalle oppressioni de’ nobili. Ed in fatti il popolo reggino, o per timore o per altra cagion che si fosse, non vi fece alcuna opposizione, nè diede ascolto a’ nobili, che il chiamavano ad armarsi per dare addosso ai banditi, i quali, a prima giunta, assaltarono la casa di Coletta Malgeri. Questi che vi stava entro con altri otto suoi familiari, lungamente si difese, ma finalmente fu colto e privato di vita da un’archibugiata; e poco dopo gli cadde al fianco Donato Vazzani, uno de’ suoi. Degli assalitori fu ucciso Ascanio Monsolino, e due altri che portando fascina tentavano di accostarla alla casa per darvi il fuoco. Ma questa essendo solidissima, tutti i loro sforzi tornaron falliti, e per rabbia incendiarono una vicina casa di Alfonso Nasiti. Tornarono però tosto al desiderio di mandare a terra la casa del Malgeri, e vi condussero a tal fine un pezzo di artiglieria, palle e due barili di polvere, con che cominciarono a batterla. Dopo pochi colpi diede il caso che uno de’ barili della polvere, ch’era ivi presso prendesse fuoco, onde ne seguì uno scoppio così violento che incenerì sei banditi, bruciò un braccio a Nino Martino, ed a Marcello Scopelliti le mani. Quelli che eran dentro la casa si difendevano intanto con sovrumano ardire e fermezza; sì che i banditi, non potendone altro, si trassero finalmente da quell’impresa. Mentre ciò avveniva sotto la casa del Malgeri, in un altro punto della città sei banditi assalivano quella del nobil cittadino Silvio Barone, ed entrativi, ne involavano gran copia di danaro e di cose preziose. Da ultimo percuotevano in quella di Giovanni Battista Rota, dove non si rimanevano contenti a torgli cinquecento scudi ed altri oggetti di molto prezzo: ma gli uccidevano ancora la moglie.

Il nobile e ricco reggino Nicola Brancati, stretto all’improvviso da’ banditi siciliani in una sua villa, fu condotto in Sicilia dove i medesimi avevano il loro covo, e per prezzo del suo riscatto gli domandarono una somma di danaro ben grossa. Saputo la dolente sua moglie quel che chiedevano i banditi, procacciò sollecitamente il danaro, e consegnollo ad un suo fido servo, perchè passasse nel-