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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/313

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   288 libro sesto


Uscendo da’ lidi di Calabria tentò Cicala di accostarsi all’opposta riva di Messina, ma ivi trovò gli abitanti preparati a tal resistenza, che il salutarono con gagliarde cannonate. Laonde il rinnegato, persuasosi che per allora null’altro potea fare in quelle parti, se ne allontanò. Ma portava seco il dispetto della non compiuta impresa, e l’acceso desiderio di ritornar sopra Reggio fra non guari con animo preparato ad implacabil vendetta.

VIII. Ma questa tremenda calamità altra ne chiamava sulla distrutta Reggio. Nella devastazione fattane da’ Turchi, tutti i pubblici edifizii andarono in conquasso, ed i regii archivii furon divorati presso che tutti dalle fiamme. Non era quindi più sicura in Reggio la permanenza del Preside e della regia Udienza. Questa fu dapprima trasferita in Seminara; e poi diffinitivamente restituita in Catanzaro. Imperciocchè que’ cittadini, traendo partito dell’infortunio di Reggio, fecero ressa che la regia Udienza fosse loro riconceduta. Nè poco valsero a pro de’ Catanzaresi i buoni uffizii del vicerè conte di Miranda; di che è facil pensare quanto siensi doluti i Reggini presso il governo, ma fu loro risposto che la residenza provinciale veniva indi rimossa, non per altrui insistenza, ma per la sola forza degli avvenimenti che avevano condotta Reggio alla ruina. E rimanendo questa città della Calabria esposta più che altra alle ingiurie de’ Turchi, era di necessità trasportare in più sicuro luogo gli archivii ed i tribunali della provincia per guarentirli da’ pericoli dell’invasione e dell’incendio. La residenza del Preside in Reggio durò dunque dal 1584 al 1594, ed i Presidi che vi tenner seggio in que’ dieci anni furon sei, Cristofaro la Cueva, Ferrante della Iovara, Vincenzo Pignoni, Arrigo de Mendozza, Andrea Ossei, e Pietrantonio Caracciolo.

Entro questo stesso anno 1594 il Turco Mamud, venendo con cinquanta navi dall’Affrica, e costeggiando il nostro litorale con mentite insegne maltesi, ghermì molte barche nella marina di Catona, e menò presa assai gente. Trascorrendo poi presso Reggio, cercò di operarvi qualche sbarco; ma vedendo i cittadini pronti a difendersi, passò in là, e raccolse le vele nel seno di Santo Leo. Ivi le sue genti, gittatesi a terra, cominciarono a scorrazzare per tutti quei luoghi. Ed allargandosi verso mezzodì, venne lor veduta non molto lungi del lite una casa torrionata, in cui si era ristretto buon numero di terrazzani all’avvicinarsi de’ Turchi. I quali a quella si diressero per tentar di assaltarla; ma que’ di dentro, fatto fuoco, uccisero nel primo tratto cinque Turchi. Della qual cosa irritatissimo Mamud spinse tutti i suoi all’espugnazione di quella casa; e