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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/317

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     290 libro sesto

l’aperta campagna, stivandosi in case terrene di contadini, o in altre provvisorie costrutte di tavole. Nè i più ritornarono in città che a capo di due mesi, cioè quando cessati al tutto i terremoti, cessò con essi il timore.

A questi tempi terminò la sua vita Filippo II, ed ebbe a successore il suo figliuolo Filippo III. Vicerè sotto il nuovo Sovrano fu il conte di Lemos, che arrivò in Napoli nel luglio del 1599. Egli credeva il regno quieto; pur vi covava sotto una gran tempesta. Il popolo napolitano si doleva di gravezze insopportabili; nè solo era costretto a pagar più di quello che avrebbe voluto o potuto; ma ancora l’indignazione pubblica prendeva alimento e forza dal veder che i frutti delle nostre terre e delle nostre industrie dovessero esser raccolti da ingordi stranieri, e destinati a nutrir la superbia de’ cortigiani di Spagna. Levavansi, è vero, soldati per la salute del Regno, si costruivano navigli per la guardia delle marine, s’innalzavan fortezze per rintuzzar gl’insulti de’ Turchi, al che era certamente richiesta una grossa spesa. Ma niuno ignorava quanta parte di quel che fruttava il regno, non in esso si spendesse, ma andasse in lontane regioni. Gravissime erano le contribuzioni; i giudizii crudeli ed inesorabili. Aggiungi a questo le molestie de’ facinorosi e dei banditi, che per ogni verso infestavano le campagne. Fra i quali erano famosissimi Sciarra Colonna, che si faceva chiamare il re della campagna ed il calabrese Marco Berardi cosentino, noto col titolo di re Marcone. A dirlo in somma, il malcontento era al colmo, e non si aspettava che l’occasione di manifestarlo co’ fatti.

II. Tommaso Campanella, fervido e vigoroso intelletto, uomo dottissimo ed operosissimo, conobbe i tempi, conobbe l’universale scontentezza, e propose di mettere in effetio le sue dottrine politiche, prevalendosi di una sommossa calabrese, a scuotere il giogo della dominazione spagnuola. Ed a preparare il terreno fra la moltitudine, che lascia sempre illudersi dalle cose insolite, e dalle speciose promesse, spargeva che per i moti degli astri egli si era accorto che grandi mutamenti di stati, specialmente nel Regno di Napoli, e nella Calabria, avvenir dovevano al principio del nuovo secolo. Molti altri frati, molti signori, moltissimi popolani venivano ad intelligenza col Campanella, e congiuratisi cominciarono a meditare i mezzi di effettuare il gran disegno. Tra i frati che col Campanella aveano pratica, era Dionigi Ponzio da Nicastro, a cui fu data commissione di muovere alla sedizione Catanzaro, e le contigue terre. Nè pochi ivi il seguirono, i quali presi alle sue parole, si mostrarono assai propensi a gittarsi ne’ fatti. Gli altri congiurati