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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/318

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capo quinto 293   

più notabili, e di molto seguito furono tra i religiosi il padre Giovanni Battista da Pizzoli, il padre Pietro da Stilo, ed il padre Domenico Petroli da Stigliano. E frati agostiniani, domenicani, francescani, più che trecento, eran con loro. Con loro erano i Vescovi di Oppido, di Nicastro, di Gerace, di Mileto; con loro molti baroni napolitani e provinciali, e nobili cittadini, ed uomini dottissimi, fra i quali basti nominare il cosentino Antonio Serra. Con loro moltissime città, come Stilo, Catanzaro, Cosenza, Reggio, Squillace, Nicastro, Tropea, Cassano, Castrovillari, Terranova, Cotrone, Satriano. E più che duemila banditi eran pronti ad ajutar l’opera che si andava maturando. Tutto in somma era presto in Calabria ad una grande rivoluzione, la quale doveva produrre conseguenze assai gravi e straordinarie.

Aggiungasi ancora che la rivoluzione delle Fiandre, per cui quella parte nobilissima di Europa si era testè sottratta alla monarchia spagnuola dopo tanti gloriosi sforzi, spingeva le altre membra della medesima ad imitarne l’esempio (1600). Ma quando il general tumulto era già presso allo scoppio, due consapevoli Fabio di Lauro, e Giovanni Battista Biblia da Catanzaro vomitarono ogni cosa a Luigi Xarava avvocato fiscale in Catanzaro; il quale immantinente ne diede ragguaglio al Vicerè. Questi, facendo sembiante di non saperne, spedì in Calabria con assoluta plenipotenza Carlo Spinelli. Tutto ad un tempo, in una notte, ad un gran numero di compromessi misero le mani addosso i soldati spagnuoli, e li menaron presi. Altri moltissimi, avuto sentore del tradimento, s’erano già nascosi o fuggiti con quella più celerità che potettero. Fra gli arrestati di maggior nome si contarono Maurizio di Rainaldo, Dionigi Ponzio, e Tommaso Campanella. Questo frate era fuggito alla marina per trovar modo d’imbarcarsi, ma fu colto in una capanna per opera del principe di Roccella, a cui un villano aveva denunziato il nascondiglio. Il Rainaldo, ed il Ponzio, esaminati a crudelissima tortura, confessarono tra gli strazii quanto sapevano e non sapevano, ed ebber mozza la testa dal boja. Una gran quantità furono quali squartati, quali impiccati, quali fatti morir di stento nelle carceri dello Stato. Il Campanella, dopo aver sostenuto con indomito animo i più atroci tormenti, senza mai confessar cosa alcuna, fu condannato a perpetua prigionia.

Fu chiusa allora in Cosenza la telesiana Accademia, e fieramente perseguitati i dotti uomini, che seguaci delle ardite e nuove dottrine del Telesio e del Campanella, miravano a toglier la filosofia dalle astruse teorie (in cui avevanla avviluppata i segnaci d’Aristotile)