Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/36

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capo secondo 11   

diritto. Considerava perciò Anassila come in questo caso importerebbe al suo concetto l’attraversare per il mezzo delle massime pitagoriche le ulteriori eccedenze della democrazia. Ed aggraduendosi ad un tempo i ricchi ed i patrizii, giudicava che gli sarebbe da costoro agevolato il cammino al soggiogamento di quelle repubbliche. Quindi i Pitagorici, ricevuti in Reggio con molte dimostrazioni di onore, vi apersero con piena sicurezza il loro sinedrio. Ma la nostra storia dirà che ad Anassila non tornò bene il suo conto; perchè all’incontro la pitagorica sapienza, traendo frutto da tanta protezione, fece rivivere la Repubblica di Reggio; distrasse le città italiota dalle intemperanze democratiche, richiamandole a’ non fallaci precetti della morale, del diritto, della libertà; e rimosse dalla Sicilia e dalla Grecia le tirannidi.

IV. De’ Pitagorici stranieri, che ributtati da Crotone elessero di dimorare in Reggio, conosciamo Fantone, Polinnasto da Fliunte, Diocle da Fliunte, Echècrate, e Senòfilo da Calcedonia. Nè furon pochi i Reggini che in varii tempi si vennero educando alla scuola pitagorica di Reggio, e che poi salirono in grido di chiarissimi Filosofi e legislatori. Fra costoro sono annoverati Aristocle, Demòstene, Mnesibulo, Ippàrchide, Atosìone, Eùticle, Opsimo, Calàide, Aristòcrate, Pitòne, Glàuco, Teetèto, Tèocle, Elicaòne, Teerèto, ed Androdamante, di ciascuno de’ quali diremo a suo luogo.

Anassila alle gravi cure dello stato sapeva tramezzare que’ civili esercizii, che nobilitano l’animo, e la persona. Al modo de’ tiranni della Sicilia, si cimentò varie volte nell’aringo de’ giuochi che celebravansi in Grecia, e tornò vincitore dalla corsa della biga tirata da mule. Ed il vecchio poeta Simonide ne cantò in versi bellissimi la vittoria. La quale volle Anassila che fosse tramandata alla posterità con una moneta che in tal circostanza fece coniare in Reggio e in Messena. Essa rappresentava sul diritto la testa del tiranno, e sul rovescio le mule appajate alla vincitrice biga.

Comechè parecchi uomini illustri e nelle lettere e nelle arti abbian dovuto fiorire in Reggio durante la signoria del secondo Anassila, non pervennero a noi, in tanta oscurità di tempi, che poche e non compiute notizie dello storico Ippi, tra quegli antichi assai celebrato.

V. Ma la domestica gioja di Anassila fu perturbata dalle inattese nuove venutegli di Sicilia. Terillo, tiranno d’Imera e suocero di Anassila, era stato cavato di seggio da Terone, tiranno di Agrigento, il quale sottomise a sè quella città. Nè furono a tempo gli ajuti speditigli da Anassila, i quali prima che fossero giunti a Terillo, questi