Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/48

Da Wikisource.

capo terzo 23   

viltà fiorentissime. Un’intima alleanza le teneva tra sè concordi ed unite, e perciò forti contro qualunque cupidigia straniera. Ogni anno in Crotone nel vestibolo del tempio di Giunone Lacinia celebravasi una fiera, ove era gran concorso di gente, non che d’Italia, di Sicilia, di altri stati finitimi, e fino della stessa repubblica di Cartagine. Era magnifico ed ammirabile quel tempio per le stupende pitture fattevi dall’eracleote Zeusi, le quali ancora duravano a’ tempi di Cicerone. I Concilii nazionali, dove si adunavano i delegati delle repubbliche Italiote, per trattare degli affari scambievoli, si tenevano in Eraclea, dopo che Sibari che n’era l’antica sede, scadde di potenza e d’impero.

Celebratissimo era in Locri il tempio di Proserpina, in Sibari quello di Giove Omorio, quello di Minerva in Metaponto, di Nettuno in Caulonia; di Apollo, di Diana, e di Mercurio in Reggio. E come Mercurio era tenuto protettore di tutte le città mercantili, ebbe culto e tempio quasi in ogni città marittima della Sicilia, e dell’Italia.

Veniva a que’ tempi coniata in Reggio una gran copia di quelle monete, che oggi conosciamo; delle quali moltissime, recando l’impronta della lira, del serpente, del tripode, dell’arco e faretra, come pure le teste laureate di Apollo e Diana, e de’ Dioscuri, e la persona intera di Mercurio, rendono testimonio quanto queste divinità sieno state in riverenza presso gli antichi Reggini.

Erano famosi a quell’età in Reggio Silàce, pittore, che fu chiamato a condurre opere nel Peloponneso; ed Androdamante pitagorico, che diede leggi a’ Calcedonesi di Tracia. L’alleanza, il commercio e la consuetudine, ch’ebbero i Reggini cogli Ateniesi, durante e dopo la guerra della Sicilia e del Peloponneso, fecero sì che i primi insensibilmente adottassero in molte parti le leggi costitutive de’ secondi. E sembra certo, che da ciò traesse principio il magistrato de’ Pritani e degli Arconti, succeduti all’antico Egemone; magistrato che poi, non ostante le mutate condizioni de’ tempi, durò sin oltre a’ primi Imperatori romani. Non per ciò fu abolito il Consiglio de’ Mille, nominati per censo; i quali eleggevano il Senato, dal cui seno erano tratti gli Arconti ed i Pritani. Nel Pritaneo radunavansi i Pritani ed il Senato, che nelle città italiote componevano la Suprema Magistratura; a somiglianza di Atene e di Corinto, dove tali uffizii furono creati da’ Bacchidi dopo la cacciata de’ Re, e soppressi poi da Cipselo, che vi ristorava la tirannide. In Reggio i Pritani e gli Arconti rappresentavano il Senato; da questo era rappresentato il Consiglio de’ Mille; e questi Mille rappresentavano il popolo.