Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/66

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capo quinto 41   

via. Ma quando gli tornò vana ogni sua fatica, era per darsi la testa alle mura; e non osando andare più a Dionisio, così senza lettere, si dileguò; nè per molto tempo fece ritorno a Siracusa. Per la qual cosa a Dionisio pervenne assai tardi e per indiretto la notizia della ribellione siracusana; e sebbene divorasse la via, egli non potè, essere a Siracusa che dopo sette giorni dell’arrivo di Dione, e quando alcun rimedio non valeva a domarla. Dionisio non trovando alcuna parte di Siracusani a lui favorevole, mandò tostamente Filisto a varie città della Magna Grecia con commissione di accattarne pronti soccorsi, ma non ne ottenne che scarsissimi; nè potette condurre da Reggio, ov’era ito a bella posta, altro che cento cavalli. E pervenuto in Siracusa, dopo un breve conflitto ne fu cacciato insieme a Dionisio. Il quale messo alle ultime necessità nella rocca ove si era chiuso, deliberò di fuggirsene; ed imbarcati di nascoso i suoi tesori e la roba, diede il tergo alla Sicilia, e si ricoverò in Locri.

Così Dione con mezzi tenuissimi ridusse a niente il dominio di Dionisio, che a que’ tempi era tra i più potenti stati dell’Europa conosciuta. Approdato con soli due legni in Sicilia, fu tanto secondato dalla fortuna, che tolse lo stato ad un principe, a’ cui cenni stavano ordinati centomila fanti, diecimila cavalli, quattrocento navi, arsenali a sufficienza, rocche munitissime, e potenti alleati. Ma doloroso premio conseguitò a Dione da’ suoi nobili fatti; e quel Calippo che gli era stato compagno di fortuna e di gloria, unitosi ai nemici del virtuoso uomo, tenne mano a levargli la vita. Imperciocchè una setta di sediziosi Siracusani, intolleranti di ogni freno, e del ragionevole e temperato governo, che Dione vi aveva intromesso, trassero Calippo ad unirsi loro, e spegnere il liberatore di Siracusa. L’ateniese, accecato dalla cupidità del comando, si lasciò persuadere all’infame misfatto; e Dione fu miseramente scannato a tradimento nella propria casa da taluni famigli Zantiotti, con un pugnale che Licone, uno de’ consapevoli, aveva loro somministrato. (Olimp. 106, 3. av. Cr. 354.). Ogni cosa allora in Siracusa fu piena di tumulti, uccisioni e sterminio; rabbiosi demagoghi contrastavansi con pravi modi il potere; e nessuna autorità più valeva, nessuna legge, nessun civile costume. In mezzo a tanti scandali gli amici del morto Dione suscitarono una sedizione contro Calippo, ma ne furono dispersi e costretti ad uscir di Siracusa. Questi però ne fu poscia scacciato da Ipparino (nato a Dionisio il vecchio da Andromaca) il quale venuto in questa città con forze bastevoli, (Olimp. 106, 4. av. Cr. 353.) se ne prese il supremo dominio, e lo