Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/70

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capo sesto 45   

za a mettersi ad agio di una valida resistenza; e rappattumatosi allora con Iceta, entrò in lega con costui e co’ Cartaginesi, i quali non potevano digerire che altri ponesse piede in Sicilia.

I Cartaginesi avevano fatto incontanente mettere alle vele venti triremi; ed addossatone il comando ad Annone, queste furono dirette verso Reggio per opporsi a qualunque tentativo che Timoleone far volesse di valicar lo Stretto; e si presentarono minacciose davanti alla città. Ma non così presto che potessero impedire l’entrata in quel porto delle navi corintie. Oltre a ciò collocarono un loro poderoso presidio in Messene per tenerla in soggezione, e vietare che Ippone, tiranno della città, aprisse le porte a’ Corintii. Erano pure venuti alla volta di Reggio alcuni messi d’Iceta, con commissione o di stogliere Timoleone dalla spedizione di Sicilia (dandogli prima malleveria che i Siracusani sarebbero lasciati nella loro indipendenza) ovvero, qualora si fosse incocciato in questa impresa, di suggerirgli in secreto che si trasferisse per la diritta ad Iceta, per trovar modo di tirar quella guerra ad un fine utile ad amendue. Ma Timoleone, venuto a ragionamento con quelli, senza obbligarsi o aprirsi a checchessia, con assai destra mansuetudine affermò ch’egli non schiferebbe i loro consigli: desiderare nondimeno, prima di andarsene via, che la loro proposta e la sua risposta fossero fatte alla presenza del popolo reggino, che greco era ed amico tanto dell’una parte quanto dell’altra. Ciò a lui premerebbe per poter dimostrare che lo scopo della sua missione era attenuto, e ch’essi non sarebbero per mancare a promesse fatte a pro de’ Siracusani nella presenza della cittadinanza reggina, che potea far testimonio delle loro convenzioni. Ma queste cose egli proponeva loro artatamente, e solo per guadagnar tempo al suo intendimento, e per distrarli dal pensare al suo passaggio nell’isola. Alle quali macchinazioni davano forza e consiglio i supremi rettori della repubblica Reggina, cui Timoleone teneva disposti al suo desiderio.

Fu chiamato il popolo di Reggio a concione nel Pritaneo, ed i Cartaginesi si facevano a credere essere oggetto di quella pubblica consulta l’imporre a Timoleone il ritorno a Corinto. Per la qual cosa costoro sbarcati in città vigilavano con assai sbadataggine l’uscita del porto, persuadendosi che Timoleone in loro presenza non si sarebbe mica arrisicato al varco dello Stretto. E Timoleone medesimo, intervenuto tranquillamente all’adunanza, non dava alcun sospetto di quel che mulinava nel suo animo. Ma intanto aveva disposto che nove delle sue navi prestamente e con tutto riguardo prendessero il mare. E come vide i Cartaginesi attendere con tanto