Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/71

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   46 libro primo

d’occhi e d’orecchi a’ discorsi che vi facevano gli oratori reggini, tenuti a bello studio anche più lunghi, dileguatosi di là quatto quatto, montò di lancio sopra una nave che si teneva alla vela per lui, e dato de’ remi in acqua, si dilungò dal porlo con meravigliosa celerità. Quando di ciò si accorsero i Cartaginesi, egli era assai lontano dalla terra, ed aveva acquistato tanto vantaggio, che comunque con celerissimo corso cercassero di giungerlo, non ne potettero far nulla; ed al venir della notte Timoleone era già disceso co’ suoi in Tauromenio. Ivi fu accolto da Andròmaco, padre dello storico Timeo e signore del luogo, il quale congiunse le sue armi a quelle dell'eroe di Corinto.

Appresso la partenza di Timoleone da Corinto i suoi concittadini gli avevano inviato un soccorso di dieci altre navi con sopravi un fior di duemila fanti e di duecento cavalli. Queste arrivate che furono a Turio, non vedendo modo di poter passare oltre, per essere il mare occupato dalle navi cartaginesi, ivi si fermarono col permesso de’ Turini, aspettando tempo opportuno; ma poi non volendo i Corintii più oltre indugiarsi, presero a camminare per terra a traverso del paese de’ Brettii, e passati essendo ora di consentimento di quegli abitatori ed ora per forza, vennero in Reggio mentre il mare era tuttavolta in fortuna. Annone in questo mentre, credendo che i Corintii non si fossero assentati da Turio, ritrasse il navilio verso Siracusa. E quelli vedendo che non vi era persona che stesse ad occhiarli, e che il mare, abbonacciatosi come per miracolo, lasciava loro tranquillo ed agevole il valico, saliti subito su navicelli da pesca e da traffico, loro approntati da’ Reggini, trapassarono con tutta sicurtà a Tauromenio, ove si aggiunsero a Timoleone che ancor vi dimorava.

II. Da Tauromenio, messo Timoleone l’esercito in rassegna, prese via per Siracusa, e quando vi fu presso seppe che Dionisio si era messo in forte nell’Isola, e che Iceta teneva in poter suo Acradina e Neapoli. Timoleone prese stanza nella rimanente città. (Olimp. 109, 2. av. Cr. 343) in questo travaglio di cose i Cartaginesi erano entrati nel maggior porto di Siracusa con un’armata di cencinquanta triremi, e con cinquantamila pedoni, che sbarcarono nei dintorni della città. E già tanta somma di nemici aveva messo in paura le genti di Timoleone, quando in un subito le cose mutarono. In prima venne ad unirsi a Timoleone con truppe agguerrite Mamerco, tiranno di Catana; ed il costui esempio seguirono senza dimora molte terre e città desiderose di liberarsi dalle domestiche rivolture. Ma non essendo mio proposito di narrare per disteso le stu-