Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/76

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capo sesto 51   


La costui vita nondimeno terminò in modo atrocissimo. Arcàgato suo nipote, cupido d’impero, eccitò Mènone che era uno de’ familiari del tiranno, a far morire di veleno lo zio. Era usanza di Agatocle di forbirsi i denti con una penna dopo il desinare; e Menone a tal uopo ne preparò una intrisa in un veleno efficacissimo, e gliela porse all’ora consueta. Agatocle, che di ciò non si guardava, adoperandola con molta pertinacia, tanto andò scarificando tra dente e dente che ne lacerò le gengive. Questo gli causò prima un lento malore, appresso spasimi d’ora in ora più intensi, ed in fine gli brulicò fuori e dentro la bocca una marcia schifosa, nè vi ebbe alcun farmaco che valesse a guarirlo. Per avventura era allora presso Agatocle un legato di Demetrio re di Macedonia, e chiamavasi Ossitemi; il quale vedendo nelle mortali angosce il tiranno, pensò di spacciarlo, e con atto di stranissima ferocia il fece porre, così semivivo, sopra un rogo, e gli bruciò la persona. (Olimp. 122, 4. av. Cr. 289). Siracusa, prendendo festa della racquistata libertà, abbattè le statue del morto tiranno.

Menone, fornita così bene la commissione, uscì di Siracusa e si recò al campo di Arcagato; ma volendo recare a sua propria comodità gli effetti del misfatto, uccise anche costui a tradimento, e carpitosi il comando dell’esercito, si accinse a guerreggiare i Siracusani, con animo di usurparsene lo Stato. Costoro, ordinati da Iceta, gli uscirono incontro; ma abbracciatosi Menone co’ Cartaginesi, e prevalendo di forze, i Siracusani dovettero venire a trattato, ed una delle condizioni del medesimo fu, che fossero ribenedetti tutti i profughi.

VII. Era a que’ tempi in Siracusa una gran quantità di mercenarii Campani; i quali da Mamerte che viene a dir Marte, facevano chiamarsi Mamertini, ad indice della loro vita guerresca. Cotestoro, che già militavano ai soldi di Dionisio, avevano continuato dopo la morte di lui a far dimora in Siracusa, ed ottenutane la cittadinanza. Or presa cagione che i Siracusani nella tratta de’ magistrati non avessero usato loro le debite convenienze, ruppero in grave sedizione; della quale fu conseguenza che i Mamertini sopraffatti dovettero uscir di Siracusa. Ma partiti da essa città, vennero ricevuti da’ Messeni come amici e compagni di armi; e poi risposero a tale accoglienza col farsi padroni di Messena a tradimento, di che mi sarà data occasione di ragionare a suo luogo. Se io mi sono occupato, forse più che non si affaceva al mio uffizio, della vita di Agatocle, ciò ho voluto fare appensatamente; poichè essendo egli originario reggino, non mi parve fuor di luogo quanto io venni narrando di lui.

          Spanò Bolani — i. 4