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   52 libro primo

CAPO SETTIMO

(Dall’Olimp. CXXIII alla CXXVII, 2.)

I. I Romani cominciano a framettersi nelle cose degl’Italioli. II. Guerra tarentina. Digiuno de’ Reggini. Pirro viene in Italia. Presidio romano in Reggio. Battaglia del Siri. III. Molte città italiote si gittano a Pirro. Tumulto in Reggio eccitato dalla Legione campana. Decio Giubellio fugge in Messena. I Campani si fanno padroni di Reggio, e si costituiscono indipendenti da Roma. Loro alleanza co’ Mamertini di Messena. Caso di Decio Giubellio in Messena. IV. Cose di Sicilia. Pirro è chiamato nell’isola. Lega tra i Cartaginesi ed i Mamertini. V. I Romani affaticano la Magna Grecia; Pirro ritorna dalla Sicilia, ed è combattuto da’ Cartaginesi, Mamertini di Messena e Campani di Reggio. Giunge a Taranto. VI. Potenza de’ Campani e dei Mamertini. Avventura di un Coro di trentacinque giovanetti mamertini. VII. Battaglia di Benevento. Pirro esce d'Italia. Malumori tra Cartaginesi e Romani. Timori de’ Campani di Reggio. I Cartaginesi a Reggio. VIII. Il Console Genuzio Clepsina assedia Reggio; a cui ajuto corrono i Mamertini: ma i Romani soccorsi da’ Siracusani prendono la città di viva forza. Severa vendetta de’ Romani: che lasciano in Reggio un forte presidio. IX. L’Italia federata de’ Romani; patti della federazione. Reggio città federata sino alla Legge Giulia. X. Confini della Repubblica Reggina sino alla cacciata de’ Campani. Suoi luoghi più ricordevoli. Suo territorio.


I. Sinora le guerre erano durate tra gl’Italioti ed i Sicilioti da una parte, ed i tiranni di Siracusa, i Lucani ed i Brettii dall’altra. Da qui innanzi vedremo i Romani combattere nella prima giunta contro i Lucani ed i Brettii; poi ingerirsi attivamente nelle cose della Magna Grecia; in ultimo dominar tutto. La Repubblica Romana, dalle sponde del Tevere dilatandosi di mano in mano su’ popoli finitimi, fortunata sempre, e sempre conquistatrice, ad ogni pretesto di guerra aggregava una nuova regione al suo territorio, e cancellava l’esistenza di un popolo. Nè senza motivo le repubbliche Italiote ne concepivano un inestimabile sgomento. Imperciocchè quando i Turini, essendo in guerra co’ Lucani e co’ Brettii, invocarono il soccorso de’ Romani, con quanta premura abbiano costoro accolto l’invito, è cosa da non dirsi. Di tal evento al contrario ne venne immenso rammarico agl’Itali, e in maggior grado a’ Tarentini, da cui i Turini erano a diritto rampognati di aver preferito all’ajuto degli Italioti quello di Barbari, a’ quali faceva mille anni d’introdursi nelle domestiche faccende della Magna Grecia. Certa cosa è che i Turini furono sovvenuti lestamente da’ Romani, ed i Lucani, i Brettii, ed i Sanniti rimasero sconfitti. Da ciò fu prodotto ne’ Tarentini e negli altri Italioti un segreto dispetto contro i Romani, che a scoppiare non aspettava che tempo; ed il tempo venne.

II. Era, dicesi, antico patto tra i Tarentini ed i Romani, che que-