Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/78

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capo settimo 53   

sti ultimi non potessero co’ loro navigli trascorrere oltre il promontorio Lacinio. Ma i Romani nell’ascendente della buona fortuna, sentivano necessità di allargarsi e per terra e per mare. Ed ecco che un bel dì Lucio Valerio con dieci navi trapassa quel promontorio a vista di Taranto. (Olimp. 123, 3. av. Cr. 282). I Tarentìni indignati il ributtano a viva forza; quattro navi romane sono affondate; una è presa con quanto v’ è sopra. Saputo in Roma il caso, tosto ambasciatori sono spediti a’ Tarentini per chiedere riparazione dell’ingiuria, ma quelli non ricevono in cambio che nuovi insulti e villanie; e tra Roma e Taranto è dichiarata la guerra. I Tarentini, la prima cosa, corsero addosso a’ Turini, e ne guastarono il territorio in pena dell’aver chiamato i Romani; poscia disposero ogni cosa per la guerra con Roma. Ma fatti poi meglio i loro computi, e nelle sole loro forze mal s’affidando, chiamarono in ajuto Pirro re di Epiro; il quale avendo avuta per moglie Lanassa figliuola che fu di Agatocle, si reputava essere entrato nelle ragioni del suocero, nè volle per questo pretermettere quella ventura, che gli offeriva il passaggio in Italia.

Il comune ed imminente pericolo operò tanto che la secolare nimicizia tra i Lucani ed i Brettii si spegnesse; e che Lucani Brettii e Sanniti si confederassero cogl’Italioti per far testa a’ Romani. I quali all’opposto si strinsero in lega co’ Cartaginesi, che dalla Sicilia potevano commettere a’ venti una poderosa armata, per molestare di continuo le marine della Magna Grecia, e l’armata di Pirro. La Repubblica di Reggio, antica e fedele alleata di Taranto non poteva negare il suo concorso a questo grave cimento che valeva a propugnare la comune indipendenza contro i nuovi nemici. Ma tra perchè l’armata Cartaginese trascorreva minacciosa la riviera italica, e perchè i Romani si preparavano a spedire in Reggio un loro presidio, i Reggini non potettero porger ajuti di armati a’ loro alleati di Taranto. Ma per non mancare al loro debito, concepirono il generoso pensiero di fare ogni dieci dì un solenne e pubblico digiuno, e mandarne i risparmii a’ Tarentini ch’erano allora strettamente angustiati da’ Romani. (Olimp. 124, 4. av. Cr. 281). Ed i Tarentini poi, ricordevoli del singolar conforto loro dato da’ Reggini, istituirono, a memoria del fatto, un’annua festa, che durò lungamente. I Romani, ben si accorgendo quanto nella incipiente guerra fosse Reggio importantissima, determinarono di premunirla di un loro presidio, acciocché nè rimanesse alleata de’ Tarentini, nè cadesse in potere di Pirro. Per la qual cosa il console Valerio Levino, dalla Lucania, ove aveva a campo l’esercito, inviò a Reggio l’ottava