Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/95

Da Wikisource.
   70 libro secondo

era a dimora ordinaria nelle acque di Reggio. Dessa era agli ordini di Decio Quinzio, il quale aveva commissione di fare spalla alle navi onerarie che di tanto in tanto traevano da Sicilia le provvigioni per condurle al presidio di Taranto.

Ma addivenne un tratto che, mentre Quinzio scortava i viveri per Taranto, si fosse incontrato presso la costa di Crotone e Sibari col navilio tarentino, composto pure di venti navi, e capitanato da Democare; a cui era posta la cura d’impedire che alla rocca tarentina mandassero i Romani le necessarie vettovaglie. Si venne a battaglia, la quale non fu nè tutta allegra, nè tutta mesta per alcuna delle due parti. Decio Quinzio fu ucciso, alquante delle sue navi furono affondate, altre, che avevano cercato ricovero in terra, caddero nelle mani de’ Metapontini e de’ Turini; ma le navi onerarie, il che era tutto, si trassero illese dalla mischia, e portarono al presidio romano, ch’era per morirsi di fame, l’aspettato sollievo.

X. A questi tempi medesimi il console Valerio Levino, tanto atteso in Sicilia, vi giungeva; (An. di R. 544, av. Cr. 210) ed ivi a picciol tempo prendeva Agrigento. Questa vittoria rilevava grandemente nell’isola le cose de’ Romani, e partoriva l’effetto che i Siculi cominciassero a svolgersi dai Cartaginesi. In breve, venti castella furono tradite a’ Romani, sei occupate a viva forza, quaranta volontariamente cedute. Così il console dopo tanto successo costrinse gl’isolani a deporre le armi; e rassettato l’ordine interno con molti savii provvedimenti, diede opera che fossero al possibile rimarginate le piaghe della durata guerra, e rivocati gli animi alle industrie, all’agricoltura, ed alla riposata convivenza civile. Raccolse in Agatirna tutti gli avveniticci e fuorusciti di altri paesi, e condonato loro qualunque reato, li ordinò alla disciplina militare. E fattane una ragunata di quattromila uomini, volle che fosse trasferita a Reggio, ove a un bisogno poteva essere molto acconcia ad infestare il paese de’ Bruttii. I quali, inanimiti ed accaneggiati da Annibale, non restavano di essere infensi agl’Italioti, che si rifermavano nella federazione con Roma. E Levino, per adizzar quella gente a tali scorrerie, concesse a ciascuno che qualunque cosa predata nelle terre del nemico, fosse di assoluto possesso del predatore, senz’alcun obbligo di farne parte ad altrui. Con questa giunta, il presidio di Reggio montò allora ad ottomila uomini.

XI. In questo pigliavano in Roma il consolato Fabio Massimo e Marcello; a’ quali fu appoggiata la cura di racquistar Taranto, e di contenere e reprimere energicamente Annibale, che si era rattestato co’ suoi. Contro cui si spingeva sollecito Marcello, e presso Canosa sfi-