Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/96

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capo primo 71   

datolo a giornata e vintolo, il costringeva a ritirarsi ne’ Bruttii. Di pari guisa Fabio Massimo, appresentandosi a Taranto, metteva l’assedio alla città. E per far che l’attenzione di Annibale fosse divertita da Taranto ed attirata ne’ Bruttii, ordinava al prefetto del presidio di Reggio di mettere a ferro e fuoco il territorio de’ medesimi, e di oppugnar Caulonia (An. di R. 545, av. Cr. 209). Al che spedisse tutta quella massa di gente audacissima che Levino aveva collocata in Reggio: attorno alla quale era anche raggranellato un gran numero di Reggini, e di profughi Bruttii. Costoro, bramosi di ventura, e tratti al lecco di cose nuove e di grasse rapine, erano presti ed animosi ad ogni più temerario cimento. Con quanta alacrità adunque fossero eseguiti gli ordini di Fabio Massimo, non è cosa da dirsi. Corso in prima con rovinosa furia il territorio di Caulonia, percossero impetuosi nella città. Così Fabio coloriva il suo disegno, e conseguiva lo scopo; imperciocchè Annibale, com’ebbe lingua che Caulonia era assediata, ivi volò a darle sussidio. Nè s’impensieriva di Taranto, che recata alle ultime angustie dalle armi romane, davasi al disperato. Ma quelli ch’erano all'ossidione di Caulonia, come ebbero sentore che Annibale moveva per quella volta, temendo di esser soverchiati dal più numero de’ nemici, tolsero immantinente l’assedio, e si trincerarono a non molta distanza sopra un’altura molto accomodata a difesa. Frattanto sentiva Annibale che Taranto era per ricadere a’ Romani, e si accelerava a soccorrerla; ma sapendo per via che si era già resa per tradimento, trattenne il cammino, ed ivi a pochi giorni, governato da profonda mestizia, si ritirava in Metaponto.

Questo accidente della caduta di Taranto fece la salvezza degli assediatori di Caulonia, i quali ricoverati sopra la detta eminenza, aspettavano che Annibale da un momento all’altro li circuisse, e li astringesse a darglisi a discrezione. Ma il subito allontanarsi di costui diede loro tempo allo scampo, e fecero ritorno a Reggio quando più loro pareva preclusa ogni via di salvezza.

Presa Taranto, una parte dell’esercito romano d’ordine di Marcello fu spedita ne’ Bruttii a bezzicare le truppe di Annibale, e ricondurre alla fede romana le città che si erano gittate e tuttavia stavano all’obbedienza de’ Cartaginesi. Alcune coorti romane mossero contro Locri per terra, mentre Lucio Cincio Alimento pretore di Sicilia si teneva in punto di attaccarla per mare. Annibale, a ciò avvertendo, spiccò dalle sue milizie tre mila fanti e due mila cavalli a’ quali ingiunse s’imboscassero lungo la strada che menava da Taranto a Locri in una vallata presso Petilia. I Romani, che di que-