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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. II, Fibreno, 1857.djvu/104

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   94 libro ottavo


Un nobil giovinetto di venti anni Giuseppe Bosurgi, era stato da pochi dì chiuso nel castello, per accusa datagli di non aver fatto il rivelo delle sue robe. Gli furono accordate dodici ore a difendersi; ma il suo decreto di morte era già scritto a lettere di sangue, nè più potea cancellarsi. Ne sostenne la difesa con ragionata eloquenza l’avvocato Francesco Ferrante. Ma chi porgeva orecchi alle sue ragioni per rivocare un decreto già fatto ed irrevocabile? Era virtuoso e gentile il Bosurgi, era amato dai suoi concittadini, era figliuolo unico di una nobile ed onorata donna. La quale piangeva inconsolabilmente; piangeva, e pregava che le rendessero il suo figliuolo, la vita sua! Chi non si lascerebbe commuovere da donna che preghi e pianga? I più segnalati cittadini e laici e chiesastici intercedevano a pro del giovinetto; intercedeva il venerando Arcivescovo, e si piegava a pregare un Diego Ferri. Ma questi, tenendo abito dal suo ferreo cognome, non si lasciava stogliere dal suo micidiale proposito. Ed il Bosurgi, inconsapevole della sua crudel sorte, dalle finestre del castello faceva amorevoli baciamani a due sue sorelle, vergini sacrate nel Monastero di S. Nicolò di Strozzi, che stavangli a vista, e di pari affetto il corrispondevano.

Alle ore ventuno del giorno ventitrè di marzo il Bosurgi fu fatto uscire del castello in mezzo a soldati svizzeri. Due padri Gesuiti gli erano a’ fianchi ad assisterlo ed acconciarlo dell’anima. A’ divini conforti rispose soavi parole di perdono al suo persecutore, parole di perdono a chi il trascinava al duro passo in età ancor così verde, e così rigogliosa di avvenire e di care lusinghe. Tratto al punto fatale gli furono bendati gli occhi, e poco stante dieci fucilate il fecero cadavere. Ma l’anima sua benedetta, sprigionatasi dal terreno impaccio, si raccoglieva certo in luogo d’immortali gaudii, inaccessibile agli scellerati. Publica sventura fu questa, non privata: tanto fu compianto il Bosurgi, tanto fu desiderato. La madre, disfatta dall’intenso dolore, quasi dissennò; nè mai più si mostrò allegra, sinchè le durò il fastidio della vita.

VI. Finalmente la deplorevole condizione della città nostra commosse il cuore del Sovrano; e quando più la persecuzione aspreggiava i cittadini, venne certa notizia che un generale indulto era per cessare i loro travagli. Di che nacque ne’ Reggini un’allegrezza pazza e smisurata, ed aprivano i loro animi alla speranza di una prossima stagione di riposo e di durabil pace. Ma coll’indulto non furon chiuse le tragedie reggine: un’ultima scena di sangue dovea suggellarle. Così volle il Ferri, così volle il Maony. Pietro Pollacco veneziano era il direttore dello spurgo: il quale avendo a cuore che tale ope-