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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. II, Fibreno, 1857.djvu/64

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   54 libro settimo

promessi, i quali si andarono dileguando da Reggio, e parte cercarono asilo al Convento de’ Cappuccini; ma non sì però che non ne fossero incarcerati molti altri. E tanto più cresceva in tutti la paura quanto che si attendeva da Napoli il consiglier Carlo Carmignano, con commissione di ricercar le cause del seguito tumulto. Nè alcuno poteva presupporsi come sarebbe per terminare quella faccenda.

Venne in Reggio il consiglier Carmignano al principio del 1722, e desumendo dalla compilazione del processo che la prima radice della sedizione era nella pessima amministrazione municipale, non esercitò contro il popolo la sua severità, ma si accigliò contro i sindaci Candeloro Battaglia, Saverio Musitano, e Paolo Morisano. Egli fece serrar costoro nel castello, donde poi tratti, furon rilegati nell’isola d’Ischia. All’incontro tornò la libertà a tutti i popolani che erano in carcere per occasione del tumulto. I quali così mentre aspettavano di esser trascinati agli ergastoli, alla galera, ed al patibolo, trovarono nell’incorrotto loro giudice un protettore. E tal protettore, che quelli stessi che come autori principali della baruffa erano stati mandati alla Vicaria, non molto poi, per i benigni uffizii del Carmignano, ottennero il libero ritorno alla patria. Raro esempio di giustizia, che conobbe la ragione del popolo, il quale per ordinario deve aver sempre torto. Nè poca lode ne andò al governo, che seppe scegliere un uomo, il quale in tanta dilicata missione, situandosi sopra le ardenti, basse, e sempre ingiuste passioni de’ partiti, seppe valutare l’origine e le circostanze della popolar turbolenza, con fredda ed avveduta giustizia. E si fece merito di aver colla dolcezza pacato e rimesso nell’ordine quel travagliato popolo, mentre altri avrebbelo spietatamente perseguitato con processi fabbricati dalle calunnie e da’ rancori personali, con forche, e con lunghe e dolorose prigionie. Benedetto sia dunque il nome di Carlo Carmignano, e benedetto il governo, che a’ miti atti di lui diede piena adesione ed applauso.

V. Ma nondimeno stando in Reggio il Carmignano si lasciò poi tanto acciecare dall’avversione contro i patrizii, e dal favore de’ civili e de’ popolani, che s’intrigò nelle cose della città più di quel che gli competeva. E come allora l’elezione de’ sindaci si faceva giusta la Capitolazione del 1638, così il Carmignano sollecitato dalle private ambizioni, prese l’impegno di adoperarsi che fossero abilitati al sindacato tre cittadini, i quali sino allora con tutti i loro sforzi non erano riusciti ad esser ammessi a tale abilitazione. In quell’anno 1722 gli otto deputati dell’abilitazione de’ Nobili erano Giacinto Genoese, Ignazio Melissari, Antonio Rodino, Marcello La-