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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. II, Fibreno, 1857.djvu/75

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capo primo 65

e vi fu con forza mantenuto. Ma il contagio rapidamente allargavasi, e menava strage di molte persone. Laonde il governatore di Reggio, ed il Preside della Provincia, che già vi era accorso alle prime nuove pervenutegli, ingiunsero al Comune di Fiumara, che cominciasse a far esso le spese e la provvista del bisognevole per quel suo casale di Villa S. Giovanni, sovvenuto sino allora dai Reggini. E mandaron dicendo al duca di Bagnara che curasse di spedirvi un due migliaja di tavole, per la costruzione di un lazzaretto. Il Duca, che sulle prime si era mostrato restìo, vedendo poi di non potersene schermire con buone ragioni, mandò tutto il bisogno, e commise all’università di Fiumara di far tutte le spese occorrenti, delle quali sarebbe poi rivaluta. Stabilito regolarmente il cordone, i Reggini tornarono alla loro città; e la dimane i nostri magistrati rifecero la via di Villa S. Giovanni, conducendo la compagnia degli artiglieri. Fu prima operazione di mettere il fuoco alle case ed alla roba di quelle persone che si trovavano nel lazzaretto. E fu per verità doloroso a veder rompere le botti, e spargere per terra il vino, bruciar le barche, tagliare alberi e canneti, ove sospettavasi che potessero trovarsi nascoste robe infette. Si appiccò ancora il fuoco alla chiesa del Pezzo di S. Maria delle Grazie, dov’era morto un giovine fuggito due giorni prima da una casa appestata di Villa S. Giovanni. La peste però non durò molto in quel luogo, e non furono in tutto desiderate che ottanta persone. Ma quando credevano i Reggini aver confinato il flagello in Villa San Giovanni, quando scemando ivi il male, nutrivano ferma speranza che la lor città ne sarebbe preservata, il morbo era già alle loro porte.

VII. Nel settimo giorno di luglio, in casa di mastro Paolo Spanò fuori porta Mesa, dopo tre giorni di malattia, venne a caso di morte una sua figlia bizzoca. E come niuno conosceva il traffico ch’era tra quella casa e la gente di Villa S. Giovanni, niuno ebbe a sospettare che costei potesse esser morta di peste. Quindi i parenti, com’è usanza, erano iti a visitar l’inferma, i medici a curarla, il padre spirituale ad acconciarla dell’anima. Dopo la costei morte si fecero in quella casa le consuete visite di lutto da’ parenti e dagli amici; ma Frat’Orazio Griso, consapevole della verità della cosa, non volle per niun verso che la defunta fosse seppellita nella chiesa del convento di S. Francesco d’Assisi, di cui egli era Guardiano; nè volle ricever più in convento quel Padre, che avevala assistita ne’ bisogni spirituali. Dopo due giorni s’infermò un altra sorella di lei, e morì ancora; ed il Griso cominciò allora a gridare atterrito e quasi forsennato: Peste, peste! Venuto ciò alle orecchie del magistrato, e dei

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