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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. II, Fibreno, 1857.djvu/80

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   70 libro ottavo

loro sulla pubblica piazza del Toccogrande, ed alla presenza di molti ecclesiastici e laici, vi posero il fuoco. Spinse a questo atto il patrizio Antonio Sirti, che poi morì di peste colla moglie e con un figlio. Sull’esempio delle signore, altri cittadini di ogni grado correvano a gara a far pie oblazioni di ori, di argenti, di abiti preziosi, e di altre ricche suppellettili all’effigie della Vergine Consolatrice. Ed altri cappuccini si porsero pietosi a’ bisogni di tanti infelici che languivano ne’ lazzaretti. Fra i quali i più ardenti ed assidui furono il Padre Lodovico Comi da Sambatello, e Fra Pacifico da Ortì, che compirono col sacrifizio della propria vita il nobilissimo uffizio, a cui Dio li aveva chiamati. Il male risparmiò solamente Fra Giuseppe e Fra Felice da Ortì, e l’istancabile Padre Francesco da Siderno, i quali, guaritisi della contratta infezione, durarono sino alla fine al servigio degl’infermi.

L’Arcivescovo, quantunque durante l’epidemia non fosse più uscito del suo palagio, nondimeno non trascurò mai di dispensare il vitto, e tutto il suo a’ poveri; e pignorando il proprio argento, soccorse a’ tormenti della fame. La quale, pe’ rotti traffichi sì esterni che interni, aveva ridotto alla disperazione gran parte di coloro, che o il male non aveva tocchi, o se n’erano guariti.

CAPO SECONDO

(Dall’anno 1743 al 1744.)

I. Il contagio attacca i sobborghi. Angustie pubbliche. Precauzioni di sanità. II. Sovvenzioni fatte da’ paesi vicini. Tremuoto. La pestilenza è in colmo. Lutti e miserie generali. III. Il morbo si attenua. Esorbitanze di Diego Ferri. Irritazione pubblica, che trascorre a tumulto. IV. La gente della Sbarra, di S. Lucia, e di S. Caterina si solleva. Fatti degli Sbarroti in Pellaro. L’arcivescovo s’interpone a paciare gli animi; ma non ne può nulla. Il deputato Giuseppe Genoese. V. Que’ di S. Caterina e di S. Lucia si appostano fuori della città. Loro minacce al governatore. Questi provvede alla difesa, e dà avviso al Preside in Scilla. Viene in Reggio il capitano Basta. Sue disposizioni. I rivoltosi, rompendo la porta di S. Filippo, si precipitano al Quartiere per impadronirsi del Ferri; ma ne sono ributtati da’ soldati Svizzeri. VI. L’Arcivescovo ritenta le vie della conciliazione. Franco Rodino gli risponde in nome di tutti i sollevati. Garenzie che costoro domandano. VII. Queste sono comunicate per iscritto all’Arcivescovo, e da lui a’ regii Ufiziali. Il Ferri dà buone parole, ed intanto spedisce corrieri al Preside per chiedergli solleciti ajuti. Bando del governatore, e preparativi a difesa. Condizione del Regno. Battaglia di Velletri.


I. Già il contagio si era steso irresistibile alla Sbarra, a Sasperato, a Valanidi, ed a tutte le terre propinque. E se nella Sbarra non fece gran danno, se ne dee merito alla previdenza e solerzia di Giacomo e Francesco Laboccetta, che veramente in questa occasione si com-