Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/11

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al discreto lettore iii

delle suore1 del monastero che sopra dovè nominarsi; ma sarebbe un mero giuocar di sorte lo affaticarsi a ridurre un tal pensiero a qualità migliore che di semplice sospetto. Conservasi esso apografo presentemente nella Libreria Magliabechiana, nella classe IV, ch’è degli Illustrati, sotto il numero d’ordine 59.2

Dal confronto tra quel Manoscritto e le tre stampe sopra mentovate, cioè del 1495, 1585 e 1725, è risultata quella nuova lezione, o meglio mistura di lezioni, sulla quale, ben sapendo i gusti diversi e le controversie non ancora cessate su tal proposito, starò, più che altro, attendendo gli effetti della tua indulgenza. Seguitai in tutto mio stile, di cui diedi già saggi diversi, variati secondo l’età degli scrittori e le altre circostanze, e in questa Biblioteca e nell’Archivio Storico Italiano, e pubblicando nel 1844 il Rosaio della Vita: vale a dire, che fui fedele interprete della pronunzia e della grammatica de’ nostri vecchi, ma dell’antichità non ligio al segno di venerar sin’anco le mani che allora in ciò s’adoperavano, e di non usar talvolta la critica per ricondurre a verità gli svarioni in che già quelle trascorsero. Chi poi non possegga o cui manchi il tempo di consultare le tre già dette

  1. È noto come ne’ tempi anteriori alla stampa, non solamente gli uomini, ma ancora le donne attendessero alla trascrizione dei codici. Può consultarsi il Sarti, De claris Archigymnasii Bononiensis professoribus, Par. I, pag. 186: il quale adduce esempi, non che di pulzelle ma di maritate, che in questa lucrosa opera allora si esercitavano.
  2. Fu già Gaddiano e segnato 140. È tutto d’una stessa mano, non calligrafica per dir vero, ma simile sino all’ultimo a sè stessa, cioè senza dare indizii di svogliatezza o impazienza. In fine è notato, d’altro carattere: questo libro è del convento delle murate.