Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/12

Da Wikisource.
iv al discreto lettore.

e oggimai rare edizioni, s’avrà nelle note che la nostra accompagnano le varianti presso che tutte più notabili che in quelle possono trovarsi.

La partizione dell’opera è tale presso a poco qual’essa andò fin qui per gli esemplari a penna ed a stampa; salvo i titoli reiterati o il novamente introdotto a certe parti di essa, ovvero aliene dal soggetto, troppo dall’altre disgregate.1 Chè meglio ordinare un tal libro dall’autore lasciatoci imperfetto, non sarebbe in vero possibile, se prima non si rinvenga anche il testo latino di questa medesima trattazione, il quale non è sino ad ora chi mostri di aver conosciuto.

Allo Specchio, com’è costume, si fanno seguitare l’Omelia d’Origene sul Vangelo che tratta della Maddalena, e le quattro Concioni liviane di Annibale e Fabio e Scipione, che la credenza di qualche erudito e l’acquiescenza di più altri ci tramandarono come volgarizzate dal medesimo Passavanti. Le ripetute letture che per l’assunto incarico dovei farne, non valsero a confermarmi in codesta opinione:2 contuttociò, non essendovi chi facesse ricordo del testo latino di Origene, mi diedi a ricercarne, e trovatolo al fine delle altre Omelie Ira le opere di lui, volli col-

  1. Come il Trattato de’sogni, e quella a cui venne qui dato il nome di Trattato della scienza.
  2. Nè il credettero gli Accademici del 1725, a’quali anzi parve lo stile dell’Omelia da quello dello Specchio di Penitenza totalmente diverso; sebbene miglior giudizio portassero dei Parlamenti tratti da Tito Livio. Vedasi la loro Prefazione, a pag. XIV e XVIII. Dell’Omelia scriveva Daniello Bartoli (introduzione al Torto e diritto del non si può), parergli «lavoro di mano assai diversa;» e ultimamente, dell’una e degli altri, il signor Fraticelli dice aver sospetto «che al Passavanti non appartengano.»