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distinzione quinta. - cap. ii. |
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sagramentalmente si confessi, chi vuole essere salvato; come ordinarono gli Appostoli, e fecionlo pubblicare per messere santo Iacopo, il quale dice nella Pistola sua: Confitemini alterutrum peccata vestra, et orate pro invicem, ut salvemini: Confessatevi insieme i peccati vostri, e ôrate l’uno per l’altro, acciò che
siate salvi. Dove si dimostra che la confessione è di necessità a salute: o in atto, cioè che l’uomo si confessi di fatto; o in voto, cioè in proponimento, s’egli averà l’opportunità o ’l destro di potersi confessare. Onde dice santo Ambruogio: Non puote veruno essere giustificato se prima non confessa i suoi peccati. Poi la santa Chiesa, e’ concilii generali de’ santi Padri e pastori de’ fedeli, dotti1 e ammaestrati dallo Spirito Santo, che governa e regge la santa Chiesa, e non lascia errare in quelle cose che sono della sustanzia della fede, ordinarono come la confessione si dovesse fare, e del tempo e del modo e del ministro, facendone legge e statuto del doversi confessare almeno una volta l’anno; il quale trapassando, si pecca mortalmente, però che ’l comandamento della Chiesa obbliga come il comandamento di Dio, il quale disse a’ pastori della santa Chiesa: Qui vos audit, me audit; et qui vos spernit, me spernit: Chi ode voi, ode me; e chi spregia voi, spregia me. È un altro modo di confessare i peccati, senza quegli che sono detti di sopra; cioè per la confessione generale che fa il prete quando entra a messa, e ’l predicatore quando fa la confessione, fatta la predica: la quale tanto vaglia, e quali peccati per quella si perdonino, si dirà più innanzi nel luogo suo.
- ↑ Non bene qui, per nostro credere, il Salviati, seguitando (come pare che lascia assai spesso) la stampa del primo secolo: de'santi padri, e pastori, e de'fedeli dottori, ammaestrati ec. Il Testo delle Murati omette le parole: e pastori.