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Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/178

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150 distinzione quinta — cap. vi.

nozze. Con ciò sia cosa che, a dire le colpe, le follie, le vanitadi, le brutture, i difetti, le sciocchezze, le magagne, le smancerie e’ loro soperchi, doverrebbono venire col capo coperto, col viso turato, cogli occhi lagrimosi e bassi, con sospiri, con pianto, con lamento, e con vestimenti disprezzati e vili; che fosse indizio del quore contrito e umiliato, dell’animo pentuto e dolente del commesso peccato. E in ciò i confessori le1 doverrebbono riprendere a ammaestrare, e non avere niuno altro rispetto che alla salute e alla loro correzione. Qualunche confessoro intende ad altro, aspetti da Dio essere duramente giudicato e punito; chè, come dice la Scrittura: Maledetto è da Dio chi fa l’opera di Dio negligentemente.2 La terza condizione che dee avere la confessione, si è pura, che sia pura; cioè a dire, che non sia mescolata con altre novelle né d’altre storie: chè chi è bene contrito de’ peccati suoi, non gli va l’animo ad altre cose, ma è inteso pure a dire i suoi peccati. E non dee essere mescolata di falsità, né di scuse de’ suoi peccati, né di dire i peccati altrui, se non fosse già si fatta circustanzia, la quale non si potesse né dovesse tacere, come detto fu di sopra. La quarta condizione che dee avere la confessione, si è fidelis, che sia fedele; cioè a dire, che si faccia a fedele confessoro e fedelmente, secondo il rito e l’ordinamento della santa Chiesa; e facciasi con fede e con isperanza d’avere l’effetto e ’l frutto della confessione, ch’è la remissione e la perdonanza del peccato: imperò che sanza questa fede e speranza, le confessione è infruttuosa, come dice santo Ambruogio. E pone l’essemplo di Caino e di Giuda, i quali confessarono il pec-

  1. La sola stampa del 25 ha li (il nostro Testo, erroneamente, si); e potrebbe giustificarsi intendendo che il detto abbia relazione non alle donne soltanto, ma alle persone d'ogni sesso che così vanno a confessarsi.
  2. Così, e meglio, come a noi sembra, le impressioni del XV° e XVI° secolo. Il Manoscritto sta qui a ribadire frodolentemente, che più piacque agli editori del XVIII°.